Page 95 - Borrello, Videtta.5a.qxp_.
P. 95

La realizzazione della qualità della vita nelle «città sostenibili»               89


               Si inaugura così una nuova progettualità urbana che conserva le peculiarità
            delle città (come peraltro dimostra anche il target 11.4, su cui infra), anche e
            soprattutto per disinnescare quel perverso percorso di progressivo decadimento
            dell’identità della città fatto di degrado urbano, di assenza di servizi, di
            abusivismo, di abbandono di edifici fatiscenti a favore di nuovi edifici nuovi più
            convenienti (anche se magari mal costruiti), che genera «abitudine alla
            decadenza» finendo per legittimare, nel disinteresse, o meglio, nella rassegna -
            zione generale, la morte delle città come luogo in cui la qualità della vita trova
            una effettiva realizzazione.
               Il target 11.a appena citato, peraltro, sembra suggerire l’attenzione a che le
            città non finiscano per fagocitare le aree contermini dando luogo a agglomerati
            urbani di dimensioni sempre maggiori, fino a giungere alle insostenibili e
            ingestibili megalopoli (intendendosi, con tale espressione, gli insediamenti con
            più di 10 milioni di abitanti). In altre parole, i legami positivi col territorio sono
            da rispettarsi perché definiscono realtà diverse senza annullarle, ma mettendole
            in positivo collegamento, al contempo evitando le fratture e l’isolamento di cui
            si è detto, ma anche consentendo che quegli insediamenti umani di dimensioni
            minori mantengano la loro identità e la loro «appetibilità» in termini di abita -
            tività (alloggi, infrastrutture ecc.), con conseguenti ricadute positive anche in
            termini di diminuzione della pressione abitativa sui grandi agglomerati urbani.
               D’altro canto, all’interno della città, l’essere umano e, prima di tutto, il citta -
            dino, cessa di essere beneficiario unicamente passivo delle politiche raccoman -
            date dall’Agenda, per divenire al contempo attore della realizzazione delle poli -
            tiche stesse essendo espressamente previsto «11.3 Entro il 2030, potenziare
            un’urba nizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in
            tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sosteni -
                24
            bile» .


            and economic opportunities, rural-to-urban migration has steadily increased,
            particularly in developing countries, which has put enormous pressure on urban
            infrastructure and services already under serious stress”; pertanto si era sottolineato
            che “It is urgent to eradicate rural poverty and to improve the quality of living
            conditions, as well as to create employment and educational opportunities in rural
            settlements, regional centres and secondary cities. Full advantage must be taken of the
            complementary contributions and linkages of rural and urban areas by balancing their
            different economic, social and environmental requirements”. (Preambolo, par. 10).
               24  È evidente, specie in questo specifico target, l’eco degli studi sul cd. “diritto alla
            città”, formulato per la prima volta dal noto saggio di Henri Lefebvre (in particolare in
            Le droit à la ville, Éditions Anthropos, Paris 1968, trad. it. Il diritto alla città, Marsilio,
            Padova 1970), ove viene coniata appunto tale espressione, evidenziando lo stretto
            legame tra la società e lo spazio urbano in cui è insediata: la città è vista infatti come la
   90   91   92   93   94   95   96   97   98   99   100