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84 Cristina Videtta
social, cultural, spiritual and scientific advancement» (Dich. Istanbul,
Preambolo) e, peraltro, «We believe that attaining these goals will promote a
more stable and equitable world» (Dich Istanbul, Chapter II).
5. L’undicesimo goal: da modello di organizzazione del centro
urbano a modello di organizzazione del vivere urbano
L’Agenda 2030 torna dunque sul tema della città e lo fa, doverosamente, in
un momento della storia particolarmente significativo: stando ai dati forniti
dall’ONU, infatti, pochi anni prima del vertice di New York, e precisamente
nel 2009, la popolazione che vive nelle città aveva superato quella che vive nelle
campagne e, secondo le proiezioni, nel 2050 la popolazione urbana sarebbe
stata circa il 70%. Ancorché evidentemente il fenomeno assumesse (e continui
ad assumere) contorni differenti a seconda delle aree geografiche di riferimento,
in un documento globale teso a disegnare i percorsi da intraprendere urgente -
mente in vista di un mondo sostenibile, l’attenzione per il tema diveniva quanto
meno doverosa.
Peraltro, può osservarsi che, se l’attenzione per la città non era nuova, tutta -
via l’Agenda non si limita a riprendere le affermazioni dei documenti precedenti,
me ne propone un’interpretazione (quanto meno in parte) originale, al punto
che, proprio dall’analisi dell’undicesimo goal, sembrano potersi trarre interes -
santi elementi per comprendere più a fondo lo sviluppo sostenibile specie nella
sua matrice sociale.
Se infatti non è mai definito cosa si debba intendere per «qualità della vita»,
è proprio guardando al disegno della città sostenibile che soprattutto è possibile
disegnarne i tratti essenziali. L’esame dei targets complessivi in cui l’undicesimo
goal si articola, infatti, propone uno specifico sistema urbano, che include diversi
ed eterogenei ambiti di intervento; anzi, a ben vedere, sembra proprio questo
SDG quello che, all’interno dell’Agenda, massimamente si declina in targets tra
loro eterogenei (trasporti, alloggi, patrimonio culturale, politiche ambientali, e
così via). La ragione va evidentemente rinvenuta nella inevitabile e crescente
complessità dell’organizzazione sociale umana (plasticamente rappresentata
principalmente dalla città o comunque dall’insediamento abitativo in cui l’uomo
vive ancorché eventualmente in modo transitorio) che impone un nuovo
«sistema di organizzazione» comprensivo di una molteplicità di azioni da intra -
prendere, tra loro eterogenee, che tuttavia non devono tradursi in interventi
indipendenti e settoriali, ma complessivi e coordinati, in cui i singoli obiettivi a
cui i targets tendono siano visti e affrontati in una prospettiva non puntiforme,
ma unitaria e integrata, coerentemente con quanto affermato, a livello generale,