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La realizzazione della qualità della vita nelle «città sostenibili»               83


            corpo del Rapporto Brundtland del 1987 e, soprattutto, in Habitat II: la città è
            un punto di snodo cruciale nel discorso atteso che essa è, al contempo,
            «bersaglio» di pressioni che ne compromettono la vivibilità dignitosa e causa, a
            sua volta, di squilibri di più ampia portata, ove tali pressioni siano mal gestite.
            La stragrande maggioranza della popolazione mondiale infatti vive all’interno
            delle città, la cui concentrazione demografica è ormai da tempo in via di rapido
            aumento. La vita e, in particolare, i comportamenti degli individui all’interno
            di esse divengono così decisivi nel percorso per l’affermarsi di un mondo soste -
            nibile: è in tale contesto infatti che si generano le prime pressioni sull’ambiente.
            Per altro verso, l’intervento sulla città va visto alla luce del fatto che la rapidis -
            sima trasformazione di tali realtà segue ritmi sconosciuti in passato e impone di
            trovare risposte alle pressioni sulla vita degli individui in modo che la stessa
            qualità della vita non sia compromessa. L’intervento sulla città diviene così un
            punto strategico irrinunciabile in vista della realizzazione dello sviluppo
            sostenibile, specie dal punto di vista della sostenibilità sociale, posto che proprio
            in tale contesto si concentrano le più grandi sfide della vita delle persone e dove,
            conseguentemente, diviene sempre più importante e urgente saper rispondere
            a nuove esigenze. Per questa ragione, già al punto 34 dell’Agenda, si legge
            espressamente che «lo sviluppo e la gestione urbani sostenibili sono cruciali per
            la qualità della vita dei nostri concittadini», e pertanto significativamente si
            afferma l’impegno a lavorare «con le autorità e le comunità locali per rinnovare
            e pianificare i nostri insediamenti umani e urbani, in modo da promuovere la
            coesione tra le comunità, la sicurezza personale e per stimolare l’innovazione e
            l’occupazione».
               Dunque, la percezione della qualità della vita e le occasioni di realizzazione
            del potenziale di ognuno (a cui, come si è detto, il Preambolo attribuisce
            espressa enfasi) si rilevano, prima che in altri ambienti più ampi, proprio al
            livello del contesto cittadino che assume così le sembianze di un «micro-cosmo»
            dove si devono necessariamente e prima di tutto implementare politiche finaliz -
            zate al benessere e alla realizzazione personale, secondo quanto già espressa -
            mente affermato nella Dichiarazione di Istanbul, «Our cities must be places
            where human beings lead fulfilling lives in dignity, good health, safety, happiness
            and hope».
               Un’ultima osservazione, solo in appartenza in contraddizione con quanto
            affermato: la risposta ai bisogni della città acquista una dimensione necessaria -
            mente «ultra-locale», assumendo una valenza per così dire universale e, questo,
            non solo perché, come si avrà modo di evidenziare nel prosieguo, la gestione
            della città impatta su aree di più ampio respiro, ma anche perché l’intervento
            sulla città, e in generale sugli insediamenti umani, diventa il primo tassello
            indispensabile per la realizzazione degli obiettivi posti, visto che tra l’altro «cities
            and towns as centres of civilization, generating economic development and
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