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             delle politiche complessivamente da implementare è «ambitious and transfor -
             mational», i goals e i targets stessi sono qualificati come «trasformative» e
             l’Agenda chiude ribadendo «We reaffirm our unwavering commitment to
             achieving this Agenda and utilizing it to the full to transform our world for the
             better by 2030».
                Il cambio di paradigma rispetto alle Dichiarazioni precedenti è evidente nel
             momento in cui si considera che gli obiettivi da raggiungere sono collocati in
             un orizzonte temporale definito e breve, il 2030 appunto, il quale interessa
             ancora e, parrebbe possibile dire, prima di tutto, le generazioni attuali, che sono
             al contempo indispensabili attori del cambiamento, ma anche, a ben vedere, i
             primi beneficiari dello stesso.
                Non più dunque impegni da attuarsi in un futuro indeterminato (come
             mostrava l’ampio utilizzo di verbi – genericamente – coniugati al tempo futuro
             nei Summit passati), ma azioni immediate che (e, a parere di chi scrive, perché)
             devono dare risultati che, vale la pena rimarcarlo, impattino fortemente non
             solo sulle generazioni future ma già sulle generazioni attuali, la cui voce è stata
             ampiamente ascoltata, come si è visto, già in fase di formazione del testo.
                Da questo punto di vista, proprio la «collaborazione» è, come si è visto più
             sopra, una delle cinque parole chiave sulle quali, esplicitamente, è costruita
             l’intera agenda. Vi si afferma infatti (non a caso, proprio all’interno della parola
             chiave «collaborazione») lo «spirito di rafforzata solidarietà globale», particolar -
             mente concentrato «sui bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili»: parità tra
             i cittadini rispetto all’accessibilità dei servizi di base, dell’abitazione, della tutela
             della salute, dell’educazione, secondo una declinazione totalmente assonante
             con quello che, per l’ordinamento italiano, è la piena e consapevole attuazione
             del principio di eguaglianza sostanziale di cui all’art 3, c. 2, Cost. In tal senso,
             infatti, l’Agenda afferma esplicitamente «Gli Stati sono fortemente incoraggiati
             ad astenersi dal promulgare o applicare qualsiasi misura unilaterale di natura
             economica, finanziaria o commerciale che non sia in conformità con il diritto
             internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, e dunque che sia di ostacolo al
             pieno raggiungimento dello sviluppo economico e sociale, in particolare nei paesi
             in via di sviluppo» (30) e, in senso necessariamente complementare, che deb -
             bono essere adottate «misure e azioni adeguate, in conformità con il diritto
             internazionale, per eliminare gli ostacoli e i limiti, potenziare il sostegno e
             soddisfare le esigenze di coloro che vivono in aree affette da emergenze
                                                                             10
             umanitarie complicate e in aree che subiscono il terrorismo» (p. 23) .




                10  Va detto invero come già all’interno della Dichiarazione di Rio del 1992 si poteva
             cogliere un’indicazione, seppur meno marcata, nel senso descritto laddove chiamava i
             Governi, tra l’altro, a «ridurre le disparità dei livelli di vita».
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