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La realizzazione della qualità della vita nelle «città sostenibili» 75
concentrato in particolare sui bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili e con la
partecipazione di tutti i paesi, di tutte le parti in causa e di tutte le persone». Essa
stessa inoltre si propone come un documento di «portata e rilevanza senza
precedenti» (p. 5), in quanto piano d’azione per l’umanità e il pianeta diretto a
tutti i Paesi del Mondo, senza distinzioni tra quelli sviluppati e quelli in via di
sviluppo, tutti chiamati ad agire per metterlo in opera, di concerto e ciascuno
secondo le proprie capacità.
Il primo carattere di novità dell’Agenda, dunque, è rappresentato dal radicale
cambiamento di mentalità espresso proprio dal potenziamento del livello del
coinvolgimento, che diviene davvero globale sia a livello di Paesi del mondo,
compresi quelli in via di svilppo, sia delle singole persone, prefigurando così
più chiaramente un doppio approccio: dall’alto (top down) e dal basso (bottom
up). La larga condivisione che ha portato alla formulazione dell’Agenda, d’altro
canto, è passaggio particolarmente significativo laddove si consideri che questa
intende imporre (seppur con strumento di soft law) un globale cambiamento
di mentalità nella politica e negli stessi comportamenti concreti fatto di nuovi
valori, fisiologicamente percerpiti secondo eterogenee sensibilità nelle varie parti
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del mondo .
Rispetto ai precedenti, l’Agenda 2030 ha l’espressa ambizione di costituire
un accordo storico portatore di una serie completa di obiettivi di carattere
universale che si iscrivono nel prolungamento degli obiettivi del Millennio per
lo sviluppo, considerati irrinunciabili per la trasformazione generale finalizzata
a liberare l’umanità dalla povertà e dal bisogno di prendersi cura del pianeta e
di preservarlo. Sono dunque fissati 17 Obiettivi – Sustainable Development
Goals, SDGs – all’interno dei quali sono previsti vari targets, ossia azioni
specifiche ritenute necessarie al conseguimento dell’obiettivo generale – con lo
scopo di guidare il mondo per i prossimi 15 anni, cioè dal 2016 al 2030.
Secondo una linea di continuità coi Summit che l’hanno preceduto, a partire
da quello di Rio de Janeiro del 1992, esso poggia sui tre pilastri dello sviluppo
sostenibile, ossia, come si è detto, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e
la tutela dell’ambiente, di cui si riafferma solennemente la stretta interdipen -
denza.
Il piano nasce dalla constatazione che il mondo attuale presenta dei gravi
problemi di vivibilità e pertanto i Governi sono chiamati a rispondere a sfide
cruciali (p. 14): in primis, la povertà che interessa ancora miliardi di persone
8 Significativamente al p. 6 “The Goals and targets are the result of over two years
of intensive public consultation and engagement with civil society and other
stakeholders around the world, which paid particular attention to the voices of the
poorest and most vulnerable”.