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che sono privati di una vita dignitosa; la crescita della disuguaglianza sia fra i
diversi paesi, sia all’interno degli stessi; le enormi differenze in termini di
opportunità, ricchezza e potere; la disparità di genere; la disoccupazione e, in
ultimo, le minacce globali che incombono sulla salute, a causa di sempre più
frequenti e violenti disastri naturali, conflitti, il terrorismo, crisi umanitarie,
problemi ambientali (legati all’inquinamento, ma anche all’esaurimento delle
risorse naturali e al cambiamento climatico). Gli ambiti di attenzione su cui è
costruito il nuovo programma, dunque, sono molto più ampi degli obiettivi del
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Millenio : da una parte, infatti, si attribuisce particolare attenzione a traguardi
che, anche se inclusi tra quelli, non erano stati raggiunti (in particolare quelli
relativi alla salute materna, neonatale e infantile e alla salute riproduttiva); d’altra
parte, e per quanto qui di interesse, esso pone anche molti nuovi obiettivi
economici, sociali e ambientali, e prevede altresì esplicitamente l’avvento di
società più pacifiche e inclusive.
L’Agenda, attraverso i goals e i nuovi targets, mira a stimolare le politiche
mondiali ad intraprendere uno sforzo comune in aree considerate di importanza
cruciale per l’umanità e il pianeta. Il Preambolo dell’Agenda rimarca, rispetto
alla Dichiarazione di Rio del 2012, come tali obiettivi non possano tuttavia essere
considerati separatamente, ma siano intimamente e necessariamente intercon -
nessi.
Cinque sono le parole chiave individuate nel preambolo che chiariscono la
portata dell’Agenda: People, Planet, Prosperity, Peace e Partnership. In
riferimento ad esse, si affermano gli impegni fondamentali che dovranno essere
presi dai Paesi del mondo, rispettivamente: «porre fine alla povertà e alla fame,
in tutte le loro forme e dimensioni, e ad assicurare che tutti gli esseri umani
possano realizzare il proprio potenziale con dignità ed uguaglianza in un am -
biente sano»; «proteggere il pianeta dalla degradazione, attraverso un consumo
9 “Nel settembre 2000, con l’approvazione unanime della Dichiarazione del
Millennio, 191 Capi di Stato e di Governo hanno sottoscritto un patto globale di
impegno congiunto tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Dalla Dichiarazione del Millennio
delle Nazioni Unite sono nati otto obiettivi (MDG) che costituiscono un patto a livello
planetario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, fondato sul reciproco impegno a fare ciò che
è necessario per costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti. Si
tratta di otto obiettivi cruciali da raggiungere entro il 2015: 1) Sradicare la povertà
estrema e la fame; 2) Rendere universale l’educazione primaria; 3) Promuovere
l’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donne; 4) Ridurre la mortalità infantile;
5) Migliorare la salute materna; 6) Combattere l’AIDS, la malaria e le altre malattie; 7)
Assicurare la sostenibilità ambientale (tra cui: Entro il 2020 raggiungere un significativo
miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle barac -
copoli); 8) Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo.