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             rilevato, si vada confermando un progressivo allargamento delle responsabilità
             in un’ottica di solidarietà non solo tra Paesi, ma tra individui. Se, come si è visto,
             la Dichiarazione del 1992 poneva l’accento sulla necessità di collaborazione di
             tutti ( Principio 5), e la Dichiarazione del 2002 marcava a fuoco la necessità di
             costruire una società solidale, ancor più accentuata, più esplicita e più precisa
             rispetto al passato è l’affermazione contenuta nella Dichiarazione del 2012 circa
             la necessità della cooperazione di tutti al fine del raggiungimento di obiettivi di
             sviluppo sostenibile: vi si prevede infatti una specifica sezione intitolata appunto
             «Engaging major groups» ove, tra l’altro, si sottolinea la necessaria parteci -
             pazione ai processi decisionali – già affermata in modo generale in passato – di
             tutti i gruppi sociali, rectius di tutti gli individui, con espresso riferimento anche
             a quelli rientranti tradizionalmente nelle categorie considerate più deboli,
             espressamente indicate (il p. 17 fa esplicito riferimento anche a categorie in
             precedenza non menzionate: si parla infatti di «donne, bambini e giovani, popoli
             indigeni, organizzazioni non governative, autorità locali, i lavoratori e i sindacati,
             le imprese e l’industria, la comunità scientifica e tecnologica, e gli agricoltori»),
             chiamati a dare il loro apporto alla realizzazione di azioni di sviluppo sostenibile
             «integrando le loro conoscenze specifiche e competenze operative nella
             definizione delle politiche nazionali e locali».


             3. La nuova declinazione dello sviluppo sostenibile nell’Agenda
                2030

                Il 25 settembre 2015 è stato adottato, a New York, il documento finale del
             Summit delle Nazioni Unite dedicato all’adozione di un programma di sviluppo
             per il periodo successivo al 2015, sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri
             dell’ONU, intitolato «Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable
             Development».
                L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile rappresenta ad oggi l’approdo più
             recente del tema e plasma l’idea più matura di «sviluppo sostenibile».
                L’Agenda 2030 è prima di tutto un grande programma d’azione collettiva;
             esso infatti, maggiormente che in passato, è pervaso dall’idea di collaborazione,
             evidente dallo stesso processo che ha portato alla redazione della stessa, che ha
             comportato «oltre due anni di consultazione pubblica e di contatti colla società
             civile e altre parti in causa nel mondo» (punto 6); peraltro fin dal Preambolo si
             afferma come «tutti i Paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione colla -
             borativa, implementeranno questo programma», impegno subito ribadito
             laddove si legge che le Parti sono determinate a «mobilitare i mezzi necessari
             per implementare questa Agenda attraverso una collaborazione globale per lo
             sviluppo sostenibile, basata su uno spirito di  rafforzata solidarietà globale,
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