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             the environment and obtaining maximum social, economic and environmental
             benefits for all». Più precisamente, il rapporto Brundtland, evidenziava come
             l’incremento demografico incontrollato all’interno delle città, dovuto a massicci
             fenomeni di immigrazione all’interno di esse, andava generando pressioni
             insostenibili sull’accessibilità degli individui ai servizi di base, il cui poten -
             ziamento non sarebbe riuscito a stare al passo con la crescita della popolazione,
             provocando così, in molte parti del mondo, una diminuzione delle risorse
             rispetto ai bisogni e alle aspettative crescenti. Si rilevava, in particolare, come
             le strutture necessarie per una vita umana adeguata (acqua pulita, servizi igienici,
             scuole e trasporti) non fossero a disposizione di tutti. Se tutto questo conduceva
             ad una drammatica crescita della povertà urbana, dall’altra parte la conseguente
             espansione fisica incontrollata delle città avrebbe generato un impatto negativo
             sull’ambiente urbano e sull’economia, dal momento che – si rilevava – le città
             sono spesso costruite sui terreni agricoli più produttivi provocando, in assenza
             di programmazione territoriale adeguata, la perdita inutile di questa terra. Da
             diverso punto di vista, si osservava che, nei Paesi sviluppati, le città rappre -
             sentano una quota elevata di uso delle risorse del mondo, in termini di consumi
             di energia e di impatto ambientale e, tra l’altro, per far fronte a tale crescente
             richiesta di risorse, molte di queste città sfruttano risorse ed energia da terre
             lontane, con enorme impatto su tali ecosistemi. L’attenzione sui problemi urbani
             era comunque concentrata essenzialmente sui servizi di base, con specifica atten -
             zione ai problemi dei Paesi in via di sviluppo.
                Il tema, sostanzialmente assente sia nella Dichiarazione del 1992 sia in quella
             del 2002, è ripreso nel 2012 dalla Dichiarazione di Rio+20 che ad essa dedica
             una parte specifica, seppure non molto corposa, sancendo l’impegno a «pro -
             muo vere un approccio integrato e olistico alla progettazione e costruzione di
             città sostenibili attraverso il sostegno alle autorità locali, trasporti efficienti e
             reti di comunicazione, edifici più verdi e un sistema efficiente di insediamenti
             umani e fornitua di servizi, migliore qualità dell’aria e dell’acqua, riduzione dei
             rifiuti, migliorata preparazione e risposta ai disastri e una maggiore capacità di
             resilienza ai cambiamenti climatici» (p. 72).
                Diverso, come si è accennato, l’approccio dell’Agenda 2030 la quale, invece,
             recuperando l’attenzione più risalente per il tema, dedica uno specifico goal,
             l’undicesimo, proprio a questo soggetto, intitolandolo a «città e insediamenti
             umani sostenibili», che comprende l’impegno a «rendere le città e gli insedia -
             menti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili».
                Nel concentrare l’attenzione sulle città e, in generale, sugli insediamenti
                   16
             umani , il documento riprende in particolare le considerazioni già emerse nel


                16  V. infra nel testo.
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