Page 91 - Borrello, Videtta.5a.qxp_.
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La realizzazione della qualità della vita nelle «città sostenibili» 85
al punto 18 che sottolinea come i goal e i targets ad essi associati siano «inte -
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grated and indivisible» .
Dunque, l’Agenda evidenzia la globalità dei problemi, che interessano cioè
trasversalmente ogni tipo di insedimento umano nel mondo, ma in misura
differente e solo in parte riconducibile allo stadio di sviluppo del Paese di
appartenenza.
L’attenzione, a differenza del passato, appare puntata direttamente sull’uomo
e sul contesto in cui vive, in una parola, sulla società e sulle sue infinite combi -
nazioni di problemi, ma anche, come meglio si vedrà, di ricchezze (si ricordi
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che, per esempio, il target 11.4 non dimentica il patrimonio culturale) , in cui
l’azione non è indirizzata ad un miglioramento generale per così dire «medio»,
ma ad un intervento capillare di cui possano beneficiare anche le persone più
fragili su cui, espressamente l’Agenda in più passaggi insiste.
Peraltro è possibile rilevare altresì come l’oggetto sia la città nel suo com -
plesso, che deve ottenere attenzione nella direzione di un deciso miglioramento
della qualità della vita che ivi si svolge, in primis quella degli abitanti, ma non
esclusivamente, come dimostra per esempio il riferimento anche alla sicurezza
e all’accessibilità ai trasporti, interessi, questi, che finiscono inevitabilmente per
interessare anche i «fruitori» occasionali della città stessa.
Da un diverso e convergente punto di vista, può senz’altro notarsi come
l’intenzione di implementare un intervento davvero capillare sui contesti in cui
l’uomo vive (risiede o trascorre in tutto o in parte il suo tempo, come si è appena
detto) è peraltro dimostrata dal fatto che l’Agenda ponga al centro dell’obiettivo
11 non solo la «città», ma ogni «human settlement». Tale specificazione non è
priva di rilievo se si considera come, così facendo, l’Agenda impone una
trasformazione che non può essere condizionata dalla configurazione di un
agglomerato urbano come «città» in senso politico e che, inoltre, resta
impermeabile al dibattito socio-politico sulla nozione di «città» e dell’indivi -
17 S. SETTIS, Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili, Einaudi, Torino,
2017, 123-124 “Mentre immaginiamo nuovi spazi urbani e nuove architetture, proviamo
a pensare che, per quanto belle e funzionali possano essere (e lo sono assai raramente),
non faremo mai abbastanza bene il nostro lavoro se nel costruirle non avremo tenuto
conto della necessità di preservare e incrementare le risorse dei suoli fertili in
esaurimento, di garantire la sanità dell’ambiente, di riflettere non solo sulla forma della
città o degli edifici, ma sul loro equilibrio con il corpo del cittadino e con la forma e le
dinamiche della comunità a cui appartiene”. Si ricordi come già la Dichiarazione di
Rio+ 20 diceva che «Ci impegniamo a promuovere un approccio integrato e olistico alla
progettazione e costruzione di città sostenibili» (p. 72).
18 Sul punto, più approfonditamente, infra par. 9