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             di apertura si manifesta poi ancora più incisivamente allorquando si consideri
             la declinazione sociale della sostenibilità: ivi, infatti, come è stato rilevato, il
             carattere aperto si manifesta già nell’idea stessa di identità e si propaga poi lungo
             le dimensioni relazionali, plurivoche e plurime, entro la socialità.
                Seguendo il principio ermeneutico dell’apertura si può allora comprendere
             la sostenibilità come predisposizione, normativa e di prassi, di strategie volte a
             garantire nel tempo lo spazio della possibilità; in altri termini, la sostenibilità si
             dà come protezione delle possibilità: possibilità di preservare il benessere delle
             ge ne razioni future, possibilità di realizzare un’estensione universale al godimen -
             to di condizioni di prosperità, possibilità di realizzare i propri piani di vita senza
             essere deprivati o senza vedere drasticamente ridotto il ventaglio delle oppor -
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             tunità .
                Mantenere aperto il campo delle possibilità costituisce allora un’ottima
             rappresentazione dello scopo primario di un mondo sostenibile. L’apertura – il
             mantenere aperto lo spettro delle possibilità – favorisce infatti l’idea di pro -
             gresso, facilita l’accessibilità e sollecita l’esercizio della libertà. Ma al tempo
             stesso espone all’irruzione dell’imprevisto. Collocare la sostenibilità entro il
             piano dell’apertura, quindi, costituisce un’assunzione impegnativa, poiché
             implica di accettare il carico di incertezza e indeterminatezza che la connota
             come un elemento essenziale. Occorre allora provare a sondarne i termini e le
             maggiori implicature.
                Il riferimento all’apertura permette di considerare la sostenibilità come un
             prisma attraverso il quale si diramano proiezioni e progetti diversi che segnano
             le vie da percorrere, le azioni da intraprendere, i limiti da non superare e da
             rispettare. Più efficacemente, la sostenibilità può essere intesa, per tale ragione,
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             attraverso la figura della soglia . Come qualunque rappresentazione metafo -



                145  Tutte queste possibilità costituiscono la struttura portante degli Obiettivi di cui
             si costituisce l’Agenda 2030. Più in generale, sul punto si vedano in tal senso le consi -
             derazioni di: R.S. Anand, A. Sen, “Human Development and Economic Sustainability”,
             in World Development, 28, n. 12, 2000, pp. 2029-2049; similmente anche B. Barry,
             “Sostenibilità e giustizia intergenerazionale”, Iride, XII, n. 26, 1999, pp. 35-85. In
             particolare, quest’ultimo rileva, p. 80: «tutto ciò che possiamo fare è lasciare questa
             possibilità, e questo è ciò che la giustizia ci obbliga a fare».
                146  Si tratta di una figura filosofica indubbiamente assai feconda che è stata in
             particolare sondata e sviluppata dalle riflessioni di impostazione fenomenologica. In
             tali prospettive, essa ha consentito di ripensare le categorie del tempo, dell’intersog -
             gettività, dell’evento. Tra le più interessanti riflessioni su questa figura, si rimanda a: J.
             Derrida, Marges de la philosophie, cit. e, dello stesso autore, Pensare al non vedere. Scritti
             sulle arti del visibile (1979 – 2004), Jaca Book, Milano, 2016; J.-L. Nancy, Corpus,
             Métaillé, Paris, 1992 e dello stesso autore, La communauté désœuvrée, C. Bourgois
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