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La sostenibilità sociale. Spunti di riflessione per un inquadramento 53
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si insinua nello iato tra ideale (che prevede la realizzazione di un mondo privo
di ingiu stizie e discriminazioni, dove ogni persona possa realizzarsi compiuta -
mente) e concreto (che considera le reali possibilità esperibili, provvedendo a
ga rantirne l’accesso a tutti e tutte), rivelandone l’ampiezza e agendo e interve -
nendo propriamente su di essa, plasmandola nell’obiettivo di ridurne l’esten -
sione. Non può quindi pervenire a soluzioni fisse, stabilite una volta e per sem -
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pre; piuttosto, procederà per fondamenti multipli , rappresentativi della plura -
lità degli interessi in gioco e del loro diacronico manifestarsi. Congruente mente
con tali considerazioni, occorre allora provare a spiegare la sua pretesa univer -
salità.
Ripetutamente nei documenti che tematizzano la sostenibilità, e segnata -
mente nell’Agenda, che è stato il documento su cui si è prevalentemente concen -
trata l’analisi proposta in questo testo, si afferma infatti la valenza universale
delle determinazioni assunte e delle politiche a esse conseguenti. Poiché
costituisce il principio in base al quale organizzare le relazioni attuali e prossime,
e capace dunque di valere indefinitamente nello spazio e nel tempo 160 , la
sostenibilità intende infatti tradursi come un principio universale. Tuttavia,
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questa universalità manifesta specificità che occorre ora precisare .
Perché l’universalità a cui la sostenibilità si appella possa essere mantenuta
come suo carattere essenziale, occorre concepire l’universale non come un’istan -
za superiore capace di imporsi su tutti, dunque come un assoluto, con valore
imperativo, come un principio trascendente, avulso dalla realtà 162 ; occorre
piuttosto individuare questo universale come un’immanenza che chiede all’uma -
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no di riconoscersi e auto-assumersi in termini essenzialmente difettivi .
158 François Jullien utilizza in questo senso il concetto di “scarto” come una figura
di esplorazione del possibile (secondo la definizione comune lo scarto è infatti ciò che
resta, ma anche ciò che avanza, che può dunque essere inteso nel senso della progres -
sione) o, con le sue parole, come ciò che fa emergere «un altro possibile» (cfr. F. Jullien,
L’identità culturale non esiste, cit., p. 30).
159 A. Sen, L’idea di giustizia, cit., p. 18.
160 Sulla dimensione etica della sostenibilità a partire dal rapporto che essa istituisce
tra presente e futuro si veda: R. Samaddar, “The Paradox of the Sustainability Thesis”,
Rivista di studi sulla sostenibilità, 1, 2011, pp. 93-99, in particolare p. 98.
161 L’Agenda 2030 esplicita nel Preambolo la dimensione e l’ambizione universale
delle dichiarazioni e dell’impegno assunti e poi, diffusamente nel testo, qualifica in
termini di universalità le azioni da intraprendere, indicate nei vari obiettivi, da essa
conseguenti. In particolare, al punto 18 riconosce come attraverso questo documento
si predisponga un’agenda politica «vasta e universale».
162 Si veda S. Maffettone, Etica pubblica. La moralità delle istituzioni nel terzo
millennio, Il saggiatore, Milan, 2006, p. 52.
163 Come rileva Salvatore Veca, «i principi di giustizia presuppongono un “noi”, ma