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             attraversamento e rinvia così a una modalità progressiva . L’idea di progresso
             umano trova dunque nella sostenibilità una sua direzione e nel dialogo la forma
             tramite la quale realizzarsi. Tuttavia, occorre soffermarsi sull’estensione parteci -
             pativa, qualificata come indefinitamente aperta, che si ritiene debba presiedere
             i processi decisori e le prassi delle politiche sostenibili.
                La partecipazione procede infatti dall’identificarsi e reciprocamente ricono -
             scersi come parte integrante dell’insieme e, in questa unità che si co-contribuisce
             a costituire, ciascuna parte si impegna attivamente a portare il proprio
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             contributo entro il confronto . Occorre tuttavia rilevare come la partecipazione
             si disponga secondo una modalità che è simmetrica e asimmetrica allo stesso
             tempo: la simmetria, data dalla reciprocità del riconoscimento, si manifesta
             attraverso la presentazione dei contributi che esprimono i diversi punti di vista,
             ciascuno validato dall’altro e pertanto tutti concorrenti alla definizione delle
             scelte; in altri termini, il fatto che ogni parte riconosca e legittimi ogni altra lascia
             intatte le identità e le rende precisamente rilevabili, ma al contempo le vincola
             e le impegna in una concorrenza collaborativa per l’identificazione della migliore
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             soluzione tra quelle possibili . Il dialogo polifonico che sostanzia la partecipa -
             zione trova dunque il suo  telos  nella possibilità di raggiungere un’intesa,
             costituendosi come «compatibilità compartecipata»  100 . Inserita in un dialogo
             aperto, la pluralità dei punti di vista, vicini o lontani, convergenti o divergenti,
             si orienta nell’assunzione prodromica che, sebbene differentemente situati, essi
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             non siano per questo inconciliabili . È piuttosto proprio il dato differenziale


                97  F. Jullien, L’identità culturale non esiste: ma noi difendiamo le risorse di una cultura,
             Torino, [2016], 2018, p. 79-80: «Un dialogo è un avanzare lentamente. È solo
             progressivamente, con pazienza, che le rispettive posizioni – con il loro scarto e la
             distanza che le separa – si scoprono reciprocamente, si riflettono reciprocamente, e
             lentamente elaborano le condizioni che renderanno possibile un incontro effettivo».
                98  La partecipazione aderisce, in questo senso, alla formula di Grice: «dà un contri -
             buto attivo allo scambio in cui sei impegnato». Cfr. P. Grice, Logica e conversazione.
             Saggi su intenzione, significato e comunicazione, Il Mulino. Bologna, 1993.
                99  In questa impostazione si avverte l’eco, e in un certo senso si prosegue, quanto da
             Habermas individuato come “l’agire comunicativo”. Come rileva Bodei: «La teoria
             habermasiana costituisce un tentativo per irrobustire i morenti mondi vitali per mezzo
             del Diskurs, dell’agire comunicativo, che ne ritesse incessantemente lo sfilacciato tessuto
             simbolico». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 1997, p. 164.
                100  Questa definizione è di G.M. Chiodi, Etica dell’identità ed etica della differenza,
             in A. Giasanti (a cura di), Giustizia e conflitto sociale, Giuffrè, Milano, 1992, pp. 49-51.
                101  In tal senso, A. Sen, L’idea di giustizia, cit., p. 136 e seg. La possibilità di prendere
             criticamente posizione rispetto al proprio essere situati, esercitando la capacità di
             autoriflessione, è stata rilevata, tra altri, anche da I. Macintyre, Dopo la virtù. Saggio di
             teoria morale, tr. it., Feltrinelli, Milano, 1988, p. 205.
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