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             alla sua coralità, vale a dire al coinvolgimento imponente che è stato alla base
             della sua elaborazione, che ha deter minato un accordo particolarmente esteso,
             e affatto scontato, tra i diversi paesi del mondo.
                Questo documento si propone di offrire una nuova visione per il nostro
             mondo che, basandosi sui risultati determinati dagli impegni precedentemente
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             assunti in tema di sostenibilità , identifica traguardi «universali che riguardano
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             il mondo intero, paesi sviluppati e in via di sviluppo in egual misura»  per il
             pieno sviluppo del potenziale umano. Nello specificare i tratti di questo nuovo
             approccio, l’Agenda 2030 individua una precisa direzione che, in particolare,
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             si esplica attraverso il riconoscimento della centralità della persona . Tale scelta
             terminologica risulta estremamente significativa: l’etimologia di questo termine
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             rimanda infatti alla dimensione relazionale  e consente allora di rilevare il ruolo
             decisivo riconosciuto al terzo pilastro, vale a dire la declinazione sociale della
             sostenibilità, nel bilanciamento tra le tre dimensioni su cui si basa lo sviluppo
             sostenibile. Sebbene infatti sia ripetutamente ribadita la necessità di considerare
             i tre pilastri «in maniera equilibrata e interconnessa», garantendo quindi pari
             rilievo alle istanze che ciascuna dimensione pone, affinché possa essere realizzata
             una prosperità condivisa, l’interconnessione assunta come basilare tra lo




                87  Ai punti 10, 11, 12 della Introduzione vengono infatti richiamati i documenti su
             cui questa agenda si basa, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, tra cui in
             primis, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, includendo infine gli Obiettivi
             di Sviluppo del Millennio (UN, 2000), rispetto ai quali l’Agenda 2030 si propone di
             portarne a compimento la realizzazione.
                88  L’introduzione alla presentazione degli Obiettivi non esita a definire “senza
             precedenti” la portata di questa Agenda (si veda il punto 5) proprio in virtù del -
             l’estensione dell’impegno assunto (come segnalato, sono 193 i Paesi coinvolti) e
             soprattutto delle risultanze di questo impegno, che propriamente intendono investire
             l’umanità nella sua integralità.
                89  Al punto 2 della Introduzione della Dichiarazione di apertura del documento si
             afferma infatti: «Nell’interesse dei popoli che serviamo, abbiamo preso una decisione
             storica su una serie completa e lungimirante di obiettivi e traguardi universali,
             trasformativi e incentrati sulle persone».
                90  Come messo in evidenza da Hannah Arendt, a partire dall’etimo, la persona, dal
             latino personam indica il per-sonare, il suonare attraverso, e rinvia dunque a un
             passaggio, a una relazione costitutiva per cui non si è persone se non nell’inter -
             soggettività. Cfr. H. Arendt, Responsabilità e giudizio, a cura di J. Kohn, Einaudi,
             Torino, 2004, pp. 10-11. Similmente, anche Sergio Cotta rileva come la  persona
             rappresenti intrinsecamente la sintesi di unicità e relazionalità e in tal senso precisa: «la
             persona è ente-in-relazione (…) [Tale relazionalità] è determinazione ontologica e
             pertanto è condizione intrascendibile dell’esistenza umana»; cfr. S. Cotta (1989), Diritto
             persona mondo umano, Giappichelli, p. 81.
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