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             dovrebbe essere il contenuto di x» . Come è stato appena segnalato, infatti, se
             si assume che la sua determinazione sia presieduta necessariamente dalla
             condizione presente, allora come essere sicuri che ciò che per noi conta cor -
             risponda a ciò che conterà per le generazioni future? E ancora, come essere
             sicuri che tali scelte “preservative” riescano a soddisfare i bisogni di una popo -
             lazione futura, che possiamo prevedere sarà in continuo aumento, considerati
             gli effetti deleteri che il rapporto tra l’aumento delle popolazioni e le risorse
             sempre più scarse determinano sulla qualità della vita?
                Si deve allora concludere che l’incertezza che contraddistingue tali determi -
             nazioni di valore per il futuro sia insuperabile. Un’incertezza peraltro acuita e
             amplificata da una progressione tecnologica sempre più accelerata, che induce
                                                                                     76
             a immaginari scenari prossimi estremamente differenti dalle condizioni attuali .
             Tale incertezza si propaga poi ulteriormente, investendo altresì la prevedibilità
             della reale efficacia dell’azioni intraprese nell’oggi su un orizzonte temporale
             esteso; pur con tutti i limiti epistemici, la capacità previsionale può in effetti
             validare scelte attraverso una ponderazione e valutazione delle conseguenze per
             il futuro laddove questo non sia troppo remoto; ma difficilmente può garantire
             e gestire le ripercussioni di quelle medesime scelte in un lungo arco temporale.
             Si tratta dunque di una deficienza cognitiva ed epistemica che mina fortemente
             la legittimazione, e per conseguenza l’operatività, delle pratiche sostenibili.
                La determinazione delle risposte rispetto a tutti questi interrogativi, è dunque
             evidentemente assai complessa e affatto univoca. In margine a tale difficoltà,
             sembra però utile soffermarsi su un aspetto che investe l’impostazione stessa
             delle problematiche delineate. Gli interrogativi sommariamente presentati
             procedono, infatti, da una rappresentazione competitiva tra valori/interessi
             confliggenti in un contesto irriducibilmente plurale; chiedono pertanto di proce -
             dere all’identificazione dei criteri di giustificazione razionale, utilizzabili per
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             ordinare gerarchicamente le diverse istanze e i principi a cui esse si appellano .



                75  Cfr. B. Barry, “Sostenibilità e giustizia intergenerazionale”, cit., p. 72.
                76  Cfr. J. Garvey, The Ethics of climate change, cit., p. 92. La differenza delle condi -
             zioni future si propaga poi ulteriormente anche sul modo, o meglio, sui modi stessi di
             intendere l’idea di giustizia. Non può infatti essere esclusa l’ipotesi che siano
             riformulate, anche sensibilmente, le condizioni di giustizia che saranno assunte in futuro
             (cfr. T. Ball, “The incoherence of intergenerational justice”, in Inquiry, 1985, pp. 321-
             337). Ciò rende ovviamente ancora più precario il ragionamento sulle condizioni che
             possano essere qualificate come sostenibili.
                77  Come rileva Salvatore Veca: «Accettare l’idea del paniere pluralistico di valori e
             criteri per la giustificazione non esclude la possibilità di ordinamenti tra valori», v. S.
             Veca, Etica politica, Garzanti, Milano, 1989, p. 9. Per quanto possa costituire un’ope -
             razione difficile, Veca afferma come non sia impossibile pervenire a un’intesa sulle
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