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             rimanda al dissiparsi dell’intreccio, esprime cioè l’idea del nodo da sciogliere;
             in virtù di questa dimensione etimologica, si può allora comprendere lo sviluppo
             come la capacità di dipanare una complessità, favorendo un percorso che
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             affronta gli ostacoli, e appunto li supera, li dissolve .
                Lo sviluppo, più propriamente, sia nel linguaggio ordinario che nell’uso fatto
             dalla comunità scientifica, racchiude in sé l’idea di un risultato susseguente:
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             corrisponde sempre a un’attività orientata , costituisce una modificazione, una
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             variazione . Sebbene, dunque, la crescita economica continui a presiedere la
             significazione del concetto di sviluppo, costituendone altresì la direttrice
             fondamentale, una piena comprensione di questo concetto necessita di tenere
             in considerazione oltre al mercato (inteso come produzione e consumo di beni)
             anche le condizioni di vita – individuali e collettive – che rispondono ai criteri
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             di dignità e ben-essere .



                31  Per alcune riflessioni in tal senso si rimanda al mio “Per una giustizia sostenibile”,
             in Società e diritti, cit., pp. 52-53.
                32  L’aspetto problematico relativo alla nozione di sviluppo può allora essere
             rintracciato proprio in questa dimensione direzionale. Il problema è cioè stabilire verso
             cosa orientare lo sviluppo. Tale questione non rintraccia una risposta univoca. La
             sostenibilità, tra queste, propone di declinare lo sviluppo in termini solidaristici. Sul
             tema della solidarietà i riferimenti bibliografici sono assai corposi; tra i molti, si
             segnalano, senza pretesa di esaustività: J. Habermas, Solidarietà fra estranei. Interventi
             su «Fatti e norme», Guerini e Associati, Milano, 1997; P.P. Portinaro, Introduzione in
             K. Bayertz, M. Baurmann, L’interesse e il dono. Questioni di solidarietà, Edizioni di
             Comu nità, Torino, 2002, pp. VII-LX; F. Camboni, “La solidarietà come concetto filo -
             sofico” in Biblioteca della libertà, LIII, 2018, pp. 73-98; P. Chiarella, Solidarietà e diritti
             sociali. Aspetti di filosofia del diritto e prassi normative, Wolters Kluwer-Cedam, Milano,
             2017; A. Furia, “Ricucire trame, ricreare legami. Solidarietà e cura di fronte alla crisi
             della democrazia contemporanea”, in C. Franco e M.P. Paternò (a cura di), Cura e
             cittadinanza. Storia, filosofia, diritto, Editoriale Scientifica, Napoli, 2021, pp. 141-160.
                33  In tal senso, si veda: P. Garcés Velástegui, “Humanizing development: taking
             stock of Amartya Sen’s capability approach”, in Problemas del Desarrollo. Revista
             latinoamericana de Economia, 51, n. 203, 2020, pp. 191-212.
                34  In questo senso si pone, ad esempio, la riflessione di Amartya Sen, che ritiene che
             il processo di sviluppo economico debba considerare ciò che le persone possono o non
             possono fare; in particolare, disarticolando l’idea di sviluppo da quella di crescita
             economica, si considerano alcuni parametri, relativi ad esempio alla possibilità di vivere
             a lungo, all’accesso ai beni primari di sostentamento, ma anche alla possibilità di
             raggiungere livelli adeguati di alfabetizzazione per poter partecipare ai processi
             decisionali o di avanzamento conoscitivo; cfr. A. Sen, Resources, values and develop -
             ment, Harvard University Press, (revised edition), 1997. In una prospettiva simile, si
             veda anche M. Nussbaum, Giustizia sociale e dignità umana. Da individui a persone, Il
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