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La sostenibilità sociale. Spunti di riflessione per un inquadramento        15


            3. Il tempo nuovo della sostenibilità

               La specificità della crisi che sperimentiamo oggi rinvia alla necessità di
            rispondere a una istanza, sempre più avvertita come non più procrastinabile, di
            elaborare un nuovo paradigma etico che rivaluti e ridefinisca l’idea stessa di
            progresso umano, che dalla Modernità ha orientato e determinato ogni acqui -
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            sizione conoscitiva . Sembra infatti che ormai sia venuta meno quella incondi -
            zionata fiducia nei processi conoscitivi e nelle acquisizioni che essi sono in grado
            di garantire.
               La concezione epistemica propria del Settecento, emblematicamente espressa
            dall’imperativo “Sapere aude!”, e della conseguente convinzione che – in linea
            di principio – fosse possibile dominare ogni aspetto dell’esistenza attraverso
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            l’esercizio della ragione , ha determinato, tra le sue molteplici conseguenze, un




            presente, accogliendo l’appello dell’alterità stessa del futuro», cfr. Etica intergenera -
            zionale, cit., p. 26.
               44  Occorre tuttavia precisare che le posizioni teoriche sulla necessità del superamento
            della rappresentazione del progresso, così come è stato elaborato dalla concezione della
            razionalità della modernità, non sono univoche. Sulla resistenza di tale “paradigma del
            progresso” si rinvia, tra altri, a A. Schiavone, Progresso, Il Mulino, Bologna, 2020, in
            parti colare, pp. 60 e seg., laddove segnala come esso contenga in sé la capacità di rige -
            nerarsi in termini etici, senza tradire, ma anzi, perseverando sulla direzione lineare
            intrapresa. In senso critico, invece, si pongono le considerazioni, tra altri, di Ulrich
            Beck, il quale, nel rilevare la crisi del paradigma della Modernità, ne considera le
            implicazioni sociali che si rivelano sotto molteplici profili e propone di considerare la
            contemporaneità come “seconda Modernità”, cfr. U. Beck, La società del rischio. Verso
            una seconda Modernità, tr. it., Roma, Carocci, 2000. Sulla rivalutazione dell’idea di
            progresso si rinvia inoltre al già citato B. Stiegler, Qu’appelle-t-on panser?, il quale
            tratteggia l’esito infausto di un atteggiamento nei confronti del progresso, in particolare
            tecno-scientifico, adeso alla rappresentazione di un presente prevaricante nei confronti
            del futuro (pp. 38-40). Questa prospettiva, che lega insieme il pensare e l’avere cura
            (penser-panser) risulta a mio avviso più convincente, nella misura in cui sollecita in
            maniera più incisiva l’assunzione di responsabilità per le scelte operate nel presente. Si
            avrà modo, nel proseguimento di questa riflessione, di approfondire il punto.
               45  Cfr. M. Weber, La scienza come professione, Edizioni di Comunità, Milano,
            Torino, [1919], 2001. La controvertibilità di ogni assunto ed elaborazione significativa
            pone oggi in questione il paradigma conoscitivo da una parte e dall’altra si riverbera
            sul modo, o più correttamente sui modi, di intendere il rapporto con le categorie di
            spazio e tempo. Ed è precisamente entro questo ripensamento che si collocano le sfide
            cui intende rispondere la sostenibilità: le pagine di cui si compone questo testo si
            propongono pertanto di saggiare i tratti più rilevanti e le implicature maggiori rispetto
            alla ridefinizione del rapporto tra presente e futuro.
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