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                Se infatti lo sviluppo sostenibile  rivela la sua centralità nella riflessione
             teorica e nelle policies adottate e da adottare nelle singole comunità, secondo
             una scala che è ormai globale, come già rilevato, le modalità tramite le quali
             realizzarlo si dispongono lungo percorsi che non sempre risultano tra loro
             convergenti o compatibili. Più in generale, questa divergenza sembra dipendere
             da una insufficienza delle impalcature, teoriche e di prassi, che hanno sostenuto
             finora la relazionalità interumana e richiede, pertanto, la elaborazione di un
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             nuovo paradigma , capace di riorganizzare e ridefinire le modalità relazionali



             della direzione da assumere ha prodotto, nella riflessione teorica, percorsi di indagine
             e di proposte affatto convergenti per metodi e obiettivi. Schematicamente, e pertanto
             inesaustivamente, da una parte si collocano le prospettive incentrate sulla scelta
             razionale (nell’ampia bibliografia di riferimento si rinvia utilmente a S. Veca, Etica
             politica,cit.); dall’altra, si dispongono le posizioni che privilegiano la dimensione di
             condivisione delle scelte, basata sulle reali e concrete possibilità: questa prospettiva ha
             trovato nella riflessione di Martha Nussbaum e Amartya Sen una formulazione definita
             come “capability approach” (si veda in tal senso: M. Nussbaum, A. Sen, (ed. by), The
             Quality of Life, Clarendon Press, Oxford, 1993). In questa riflessione non si approfon -
             diranno tali questioni, seppur centrali. Si precisa tuttavia che il ragionamento svolto
             privilegerà questa seconda impostazione che appare perfettamente compatibile con le
             dichiarazioni dell’Agenda 2030.
                38  Sebbene sia invalso l’uso alternativo tra i termini “sostenibilità” e “sviluppo soste -
             nibile”, occorre precisare che sarebbe riduttivo considerare la sostenibilità come un
             semplice attributo: essa non si limita infatti a qualificare lo sviluppo, ma consente, per
             contro, di ripensare l’idea stessa di sviluppo. Come è stato rilevato: «La sostenibilità è
             un concetto molto più generale del significato che gli viene attribuito nel suo uso
             aggettivale nel termine “sviluppo sostenibile”. È meglio definito come la possibilità che
             un sistema che produce in questo momento, o produrrà a breve termine, una di queste
             desiderabili proprietà emergenti, possa continuare a produrlo indefinitamente», cfr. J.
             R. Ehrenfeld, “Sustainability needs to be atteined, not managed”, cit., p. 3. Sulla
             inappropriatezza della identificazione tra sostenibilità e sviluppo sostenibile si veda
             anche S. Ciccarelli, “Differenti concezioni di sviluppo sostenibile”, cit. Sebbene dunque
             tali due termini siano concettualmente distinti, sembra tuttavia possibile rintracciare la
             pertinenza della assimilazione nella modalità proiettiva della sostenibilità; sostenibilità
             e sviluppo sostenibile possono dunque essere considerate come espressioni sinonime a
             patto di intendere la sostenibilità come una dimensione dinamica.
                39  Il paradigma del progresso, proprio della Modernità, orientato a una modalità
             proiettiva infinitamente e indefinitamente possibile, non sembra infatti più in grado di
             sostenere e articolare le scelte pubbliche. La conclusione critica di Luhmann, sul futuro
             che non può cominciare (cfr. N. Luhmann, The future cannot begin: the temporal
             structure in modern society”, Social Research, 1, 1976, pp. 130-152), da una parte
             esemplifica bene questa difficoltà e dall’altra spinge l’analisi e l’elaborazione teorica a
             ricercare nuove formulazioni, che siano compatibili, e possano quindi incidere, sulla
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