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12 Maria Borrello
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Se infatti lo sviluppo sostenibile rivela la sua centralità nella riflessione
teorica e nelle policies adottate e da adottare nelle singole comunità, secondo
una scala che è ormai globale, come già rilevato, le modalità tramite le quali
realizzarlo si dispongono lungo percorsi che non sempre risultano tra loro
convergenti o compatibili. Più in generale, questa divergenza sembra dipendere
da una insufficienza delle impalcature, teoriche e di prassi, che hanno sostenuto
finora la relazionalità interumana e richiede, pertanto, la elaborazione di un
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nuovo paradigma , capace di riorganizzare e ridefinire le modalità relazionali
della direzione da assumere ha prodotto, nella riflessione teorica, percorsi di indagine
e di proposte affatto convergenti per metodi e obiettivi. Schematicamente, e pertanto
inesaustivamente, da una parte si collocano le prospettive incentrate sulla scelta
razionale (nell’ampia bibliografia di riferimento si rinvia utilmente a S. Veca, Etica
politica,cit.); dall’altra, si dispongono le posizioni che privilegiano la dimensione di
condivisione delle scelte, basata sulle reali e concrete possibilità: questa prospettiva ha
trovato nella riflessione di Martha Nussbaum e Amartya Sen una formulazione definita
come “capability approach” (si veda in tal senso: M. Nussbaum, A. Sen, (ed. by), The
Quality of Life, Clarendon Press, Oxford, 1993). In questa riflessione non si approfon -
diranno tali questioni, seppur centrali. Si precisa tuttavia che il ragionamento svolto
privilegerà questa seconda impostazione che appare perfettamente compatibile con le
dichiarazioni dell’Agenda 2030.
38 Sebbene sia invalso l’uso alternativo tra i termini “sostenibilità” e “sviluppo soste -
nibile”, occorre precisare che sarebbe riduttivo considerare la sostenibilità come un
semplice attributo: essa non si limita infatti a qualificare lo sviluppo, ma consente, per
contro, di ripensare l’idea stessa di sviluppo. Come è stato rilevato: «La sostenibilità è
un concetto molto più generale del significato che gli viene attribuito nel suo uso
aggettivale nel termine “sviluppo sostenibile”. È meglio definito come la possibilità che
un sistema che produce in questo momento, o produrrà a breve termine, una di queste
desiderabili proprietà emergenti, possa continuare a produrlo indefinitamente», cfr. J.
R. Ehrenfeld, “Sustainability needs to be atteined, not managed”, cit., p. 3. Sulla
inappropriatezza della identificazione tra sostenibilità e sviluppo sostenibile si veda
anche S. Ciccarelli, “Differenti concezioni di sviluppo sostenibile”, cit. Sebbene dunque
tali due termini siano concettualmente distinti, sembra tuttavia possibile rintracciare la
pertinenza della assimilazione nella modalità proiettiva della sostenibilità; sostenibilità
e sviluppo sostenibile possono dunque essere considerate come espressioni sinonime a
patto di intendere la sostenibilità come una dimensione dinamica.
39 Il paradigma del progresso, proprio della Modernità, orientato a una modalità
proiettiva infinitamente e indefinitamente possibile, non sembra infatti più in grado di
sostenere e articolare le scelte pubbliche. La conclusione critica di Luhmann, sul futuro
che non può cominciare (cfr. N. Luhmann, The future cannot begin: the temporal
structure in modern society”, Social Research, 1, 1976, pp. 130-152), da una parte
esemplifica bene questa difficoltà e dall’altra spinge l’analisi e l’elaborazione teorica a
ricercare nuove formulazioni, che siano compatibili, e possano quindi incidere, sulla