Page 14 - Borrello, Videtta.5a.qxp_.
P. 14
8 Maria Borrello
sostenibilità entro lo spazio proprio della giustizia sociale, predisponendo
politiche attente alle differenze e alle disuguaglianze e orientando l’azione alla
loro eliminazione. Una visione – e un impegno – che, come affermato nel
preambolo, e poi ripetutamente nel documento, è indubbiamente «somma -
mente ambiziosa e trasformativa», essendo basata su «uno spirito di rafforzata
25
solidarietà globale» . Ed è proprio lungo il profilo della costruzione di una
relazionalità solidaristica globale che si delineano le problematicità maggiori:
esse infatti segnalano la crisi del modello di sviluppo, strettamente individua -
listico e parcellizzato nelle singole comunità sociali e politiche, che ha presieduto
26
le politiche e le prassi ma che appare ormai non più sostenibile .
Se dunque i termini di crisi e complessità connotano l’elaborazione teorica
e l’agire pubblico contingente per la costruzione di una prospettiva sostenibile,
occorre tuttavia precisare che il confronto con condizioni di crisi non costituisce
una prerogativa esclusiva del nostro tempo: si può anzi affermare che
27
l’esperienza di momenti critici caratterizzi da sempre la storia dell’umano .
25 Tale riferimento alla solidarietà può essere compreso richiamando la riflessione
che sul tema è stata elaborata da Stefano Rodotà, il quale, nel qualificare la solidarietà
come “un’utopia necessaria”, rintraccia in essa «un riferimento forte, e obbligante, per
un diverso agire politico e istituzionale». Cfr. S. Rodotà, Solidarietà. Un’utopia neces -
saria, Laterza, Roma-Bari, 2014, p. 7.
26 In questo senso, è stato rilevato come l’attuale modello di sviluppo “non è
perseguibile, non può durare, in sostanza, non è sostenibile”; cfr. S. Maffettone, “Il
ruolo dei valori”, Rivista di studi sulla sostenibilità, 1, 2011, p. 19. Sulla necessità di un
nuovo modello di sviluppo si allinea peraltro la pressoché totalità delle riflessioni
teoriche. Nell’ampia bibliografia di riferimento, si rinvia a F. Ciaramelli, La distruzione
del desiderio. Il narcisismo nell’epoca del consumo di massa, Dedalo, Bari, 2005.
27 Ripercorrendo la storia dell’umanità, è possibile identificare molteplici momenti
di crisi che hanno costituito il passaggio a nuovi modi e nuove prospettive entro le quali
inquadrare la relazionalità interumana, determinando la necessità di formulare un
nuovo paradigma di riferimento. Tra i molti, un esempio emblematico in tal senso è
rappresentato dal passaggio all’età della tecnica (si rimanda in particolare a M. Hei -
degger, La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, Torino, 1991). Il progresso
tecno-scientifico ha infatti considerevolmente aumentato le capacità cognitive, provve -
dendo all’elaborazione e all’implementazione di dispositivi conoscitivi sempre più
potenti e precisi. Esso ha rappresentato dunque la massima espressione della ragione
moderna, capace di dominare ogni ambito della conoscenza, ma al contempo ne ha
segnato altresì la fine. Ogni acquisizione conoscitiva risulta infatti esposta alla possibilità
del suo superamento poiché essenza della tecnica è proprio la negazione della possibilità
stessa del limite (cfr. in tal senso, E. Severino, La tendenza fondamentale del nostro
tempo, Adelphi, Milano, 1998). I processi tecno-scientifici costituiscono così ad un
tempo il segno della crisi di un modello di razionalità, segna tamente quello elaborato