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La sostenibilità sociale. Spunti di riflessione per un inquadramento          3

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            un approccio olistico , capace di formulare e predisporre risposte inte gra te, che
            tengano conto e organizzino, contemperandole, le diverse istanze che ciascuno
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            dei tre pilastri pone, la dimensione sociale rivela la sua centralità . Ma per
            comprenderne l’incidenza e per poter in particolare garantirne l’operatività, la
            sostenibilità sociale necessita di essere considerata a partire dalla tensione
            trasformativa che il concetto generale sostenibilità si propone di realizzare.
               Per tale ragione, le considerazioni presentate in questo testo saranno orga -
            nizzate a partire dalla rete intricata di problemi su cui insiste il concetto di
            sostenibilità. Essa infatti raccoglie e affronta le sfide maggiori dei nostri tempi,
            provvedendo alla riconfigurazione dei rapporti interumani e delle relazioni che
            l’umano intrattiene con l’ambiente circostante; costituisce, in questi termini, la
            chiave per elaborare una risposta alla crisi in cui versa, ormai da tempo, il
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            paradigma della razionalità moderna .
               Si procederà, allora, nel primo momento di questa riflessione, a considerare
            le inefficienze dell’epistemologia incentrata sul dominio della ragione che, dalla
            Modernità, struttura la rappresentazione della relazionalità umana, per eviden -
            ziare la pertinenza e la funzionalità di una differente chiave ermeneutica, che
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            sarà identificata nel concetto di apertura .


               6  La necessità di una visione olistica è stata sottolineata, tra altri da L. A. R. Osorio,
            M. O. Lobato, X. A. Del Castillo, “Debates on sustainable development: towards a hol -
            is tic view of reality”, in Environment, development and sustainability, 4, 2005, pp. 501-
            518.
               7  Tale affermazione trova il suo riscontro in particolare nella concezione della
            sostenibilità presentata dalla Agenda 2030; ivi, infatti, nel descrivere la “visione”
            tratteggiata nell’intero documento, si precisa al punto 8: «Il mondo che immaginiamo
            [è] un mondo giusto, equo, tollerante, aperto e socialmente inclusivo che soddisfi anche
            i bisogni dei più vulnerabili».
               8  Sulla crisi del paradigma della modernità vi è ormai un’ampissima bibliografia che
            si declina su profili e temi differenti, accogliendo peraltro posizioni non sempre
            univoche. Nella prospettiva assunta in questa riflessione, si ritiene di poter rimandare
            sin d’ora, in termini esemplificativi, per una posizione che rileva la necessità della
            formulazione di una nuova etica a H. Jonas, Il principio responsabilità: un’etica per la
            civiltà tecnologica, Einaudi, Torino, 1993; per una posizione che rileva invece come non
            possa essere considerata ancora esaurita la capacità spiegazionale e operativa del
            paradigma della razionalità moderna, a S. Veca, Etica politica, Garzanti, Milano, 1989.
               9  L’apertura costituirà il riferimento privilegiato nello svolgimento di questa
            riflessione: sulla scorta della definizione dell’idea di giustizia offerta da Sen (A. Sen,
            L’idea di giustizia, Mondadori, Milano, [2009], 2010), che rintraccia nell’apertura il suo
            carattere essenziale, l’apertura costituirà la chiave ermeneutica per indagare il concetto
            di sostenibilità. La sostenibilità stessa è stata infatti qualificata come un “concetto
            aperto” (cfr. Purvis B., et al., “Three pillars of sustainability: in search of conceptual
            origins”, cit., p. 681). Sulla rilevanza dell’apertura entro la dimensione della sostenibilità
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