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             e strategie volte alla protezione della natura, intesa come ecosistema, decli -
             nandosi dunque in via pressoché esclusiva come  sostenibilità ecologica, la
             sostenibilità ha visto via via ampliarsi questa stessa idea di sistema, giungendo
             a integrare in esso dapprima il piano economico e da ultimo anche quello so -
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             ciale . Sono in effetti proprio queste tre dimensioni a costituire i tre pilastri su
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             cui essa si regge, implicando un rapporto sinergico tra esse . In questo senso,
             l’espressione “sostenibilità sociale” indica una qualificazione e una specifica -
             zione della sostenibilità; ultima in ordine di apparizione, la dimensione sociale
             della sostenibilità può però essere considerata validamente come la base, il
             terreno su cui le strategie e le prassi sostenibili sono edificate. Appare, infatti,
             ormai incontestabile che non sia possibile pensare alla protezione dell’ambiente
             e allo sviluppo economico senza garantire al contempo anche l’equità sociale;
             per tanto, sebbene la realizzazione di modalità sostenibili necessiti di assu mere




             senso, il Preambolo della Dichiarazione di Stoccolma del 1972 della United Nation
             Conference on the Human Environment afferma: «difendere e migliorare l’ambiente
             umano per le generazioni presenti e future è diventato un obiettivo imperativo per
             l’umanità – un obiettivo da perseguire insieme e in armonia con gli obiettivi stabiliti e
             fondamentali della pace e dello sviluppo economico e sociale mondiale» (cfr.
             https://undocs.org/en/A/CONF.48/14/Rev.1). Tale attenzione si è via via accresciuta,
             arricchendo e specificando le modalità tramite le quali rispondere a tale solenne
             impegno: in tal senso, si possono identificare alcune tappe fondamentali, costituite dal
             documento del 1987 redatto dalla World Commission on Environment and
             Development, noto come rapporto Brundtland (che in queste pagine sarà in particolare
             considerato nel paragrafo 3), la United Nations Conference on Environment and
             Development: UNCED on Earth Summit, tenutasi a di Rio de Janeiro nel 1992 e da
             ultimo, la United Nations Agenda 2030, SDGs (su cui si incentrerà l’analisi proposta
             nel paragrafo 4 di questo testo). Questi documenti, del resto, costituiscono il riflesso di
             una sensibilità sempre più forte, rilevabile nel dibattito pubblico, veicolata dai
             movimenti ambientalisti; degna di nota è, in questo senso, la spinta propulsiva a una
             revisione delle norme e delle pratiche relative al rapporto con l’ambiente e, più
             specificatamente, all’attenzione rispetto al cambiamento climatico, esercitata da Greta
             Thunberg e dal movimento dei Fridays For Future. Tali movimenti e le loro
             rivendicazioni dimostrano l’impellenza e la non procrastinabilità delle determinazioni
             a favore della sostenibilità. Si rinvia sul punto a B. Stiegler, Qu’appelle-t-on panser? La
             leçon de Greta Thunberg, Editions Les Liens qui Libèrent, Paris, 2020.
                4  Si veda in tal senso F. Capra, La scienza della vita. Le connessioni nascoste fra la
             natura e gli esseri viventi, Bur, Milano, 2006.
                5  È stato infatti rilevato in tal senso che: «This tripartite description is often, but not
             always, presented in the form of three intersecting circles of society, environment and
             eco nomy, with sustainability being placed ate the intersection», cfr. Purvis B., Mao Y.,
             Ro binson D., “Three pillars of sustainability: in search of conceptual origins”, cit, p.
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