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La sostenibilità sociale. Spunti di riflessione per un inquadramento 9
La crisi, in particolare, si configura come un momento di difficoltà che spinge
a elaborare strategie, a disporre percorsi che ne consentano il superamento e,
in questo senso, si manifesta nella sua intrinseca capacità di determinare
variazioni e riconfigurazioni dello status quo. Come rilevava Aristotele, il
concetto di Krisis va infatti inteso come momento di ponderazione, valutazione:
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un giudizio che indica al contempo una condizione sospensiva; in breve, la
condizione di crisi traduce la difficoltà del giudicare e la necessità della deci -
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sione . Sebbene sia generalmente ricondotta alla condizione di stallo, di
intoppo, la crisi dunque esprime una valenza duplice e opposta: rappresenta
infatti una condizione problematica, nella quale si sperimenta la deficienza o
insufficienza rispetto a una certa necessità o condizione; ma al tempo stesso
sollecita la definizione di risposte, divenendo così occasione per l’umano di
ripensarsi, re-inventarsi ed è, pertanto, altresì estremamente fertile e prolifica.
La crisi, in altri termini, costituisce e implica un’occasione di sviluppo. Occorre
allora soffermarsi sulle significazioni che questo ultimo termine esprime.
L’idea di sviluppo nel dibattito pubblico è sovente associata alla rappresen -
tazione di crescita e, per tale ragione, generalmente e sbrigativamente ricon -
dotta, e alla fin fine ridotta, alla dimensione economica. Tuttavia, tale identi -
ficazione tra sviluppo e crescita economica si rivela fuorviante oltreché riduttiva,
nella misura in cui non tiene conto del fatto che la crescita, latamente intesa,
non costituisce che uno dei tratti verso cui lo sviluppo si orienta, senza esaurirne
la portata significante: essa costituisce dunque una modalità tra altre. Sebbene,
infatti, vi sia incertezza sull’origine etimologica esatta, il termine sviluppo deriva
dal sostantivo viluppo, la cui provenienza è rintracciata nel verbo latino volvere,
che letteralmente significa “far girare”, attorcigliare; viluppo indica quindi un
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intreccio confuso di fili , laddove s-viluppo, in forza del prefisso privativo,
nella Modernità, e l’elaborazione di un nuovo paradigma razio nale quale risposta alla
crisi del Moderno. Segnano così il passaggio da un’epoca a un’altra, recando con sé il
portato di tale condizione di crisi e sollecitando in particolare l’elaborazione di una
nuova etica (si veda in tal senso H. Jonas, Il principio responsabilità, cit.). Per una
riflessione critica sullo statuto della tecnica si rimanda inoltre a: Nerhot P., Ernst Junger
– Martin Heidegger, La questione della tecnica o il senso del limite, Cedam, Padova,
2008. Alcune brevi riflessioni sulle problematicità relative all’imporsi del paradigma
tecno-scientifico sono rintracciabili in M. Borrello, Comunità e sicurezza. Un’endiadi
complessa, Giappichelli, Torino, 2016, in particolare pp. 33-41.
28 Aristotele, Metafisica, Utet, Torino, 1995.
29 Si veda in tal senso: M. Borrello, “Paura e crisi” in Rivista di sociologia del diritto,
2011, p. 6.
30 Cfr. Vocabolario etimologico della lingua italiana, di Ottorino Pianigiani, risorsa
online.