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46aROBERTO CRISTOFOLI

                           intendiamo ricostruire di per sé, ma solo richiamare come cornici storiche al
                           fine di cogliere le forme dell’esercizio del potere, cercando di mettere in evi-
                           denza  i  frangenti  in  cui  emersero  le  scelte  e  le  tipologie  di  intervento
                           dell’imperatore lontano.
                             La parte finale degli anni Venti vide un attacco portato con decisione da
                           Seiano contro Agrippina Maggiore, Nerone, Druso III, ma anche contro uo-
                                                                                   52
                           mini  legati  alla  famiglia  di  Germanico  come  Quintilio  Varo   (da  alcune
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                           fonti ritenuto prossimo a divenire gener di Germanico)  e Tizio Sabino .
                           Agrippina Maggiore e Nerone, dopo essere stati messi sotto sorveglianza e
                           perseguitati, subirono fra la seconda parte del 29 e l’inizio del 30 un attacco
                           finale, non a caso poco dopo la morte di Livia Augusta, la quale evidente-
                           mente costituiva – come pensa lo stesso Tacito – un baluardo che Seiano non
                                                                       55
                           poteva sfidare in maniera troppo aperta ed estrema .
                             Infatti una lettera, concepita da Tiberio assieme a Seiano ma intercettata
                           dal console C. Fufio Gemino su richiesta di Livia, dopo la morte della ma-
                           trona poté riprendere il suo corso verso il senato: accusava Nerone di amores
                           iuvenum e impudicitia, e Agrippina Maggiore di adrogantia oris e contumax
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                           animus ; a questo punto  accadde un fatto che  rivelava come  Seiano  stesso
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                           all’esterno dell’edificio in cui i senatori discutevano circa i provvedimenti da
                           adottare contro i due accusati, rumoreggiava, e, levando in alto le effigies dei
                           familiari di Germanico, mostrava di considerare la lettera come falsa, ne arrivò
                           un’altra  dello  stesso  Tiberio,  che,  evidentemente  informato  e  sollecitato  dal
                           suo prefetto, non si peritò nemmeno di emanare un editto censorio in riferi-
                           mento al comportamento del popolo: l’imperatore ribadiva le accuse contro il
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                           nipote e la nuora . Già in precedenza, nel caso della trama dei seianiani contro
                           il summenzionato cavaliere Tizio Sabino, era stato ancora Tiberio ad avvalora-
                           re da Capri la tesi del complotto e dell’attentato alla sua vita, ed a chiedere la
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                           condanna dell’accusato perfino nel messaggio di inizio anno .




                             52  Tac., Ann. 4.66.1-2; sul discredito diffuso dall’imperatore contro la famiglia di Varo,
                           che comportò la rilettura – recepita non a caso da Velleio Patercolo (2.117 s.) per primo – di
                           Teutoburgo come sconfitta dovuta non al tradimento di Arminio ma all’incapacità del padre
                           del giovane colpito da Seiano nel 27, cfr. ROBERTO, 2018, p. 204.
                             53  Sen. Maior, Controv. 1.3.10.
                             54  Tac., Ann. 4.68 s.; Cass. Dio, 58.1.1 (via Xifilino); cfr. ROGERS, 1931, p. 152; LEVICK,
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                           1999 , p. 168.
                             55  Tac.,  Ann.  5.3.1;  cfr.,  fra  gli  altri  SIDARI,  1985,  p.  197;  BRACCESI,  2016,  p.  228;
                           CRISTOFOLI, 2018, p. 51.
                             56  Suet., Tib. 54.2.
                             57  Tac., Ann. 5.4.2-4; cfr. ROGERS, 1931, p. 159 s.; VALENTINI, 2019, p. 276 s.
                             58  Tac., Ann. 4.70.1; cfr. Cass. Dio, 58.1.1 s. (via Xifilino).
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