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48aROBERTO CRISTOFOLI
relegata ad Ercolano, era andato a vivere in casa di Livia, alla morte della ma-
trona venne fatto trasferire appunto nella domus della nonna paterna Antonia
Minore: pur trattandosi dell’unico non ancora colpito dei figli maschi di Ger-
manico e Agrippina rimasti in vita, nulla poté pertanto essere messo in atto
contro di lui da Seiano, tanto era forte la protezione, e temuta la figura, anche
di quest’altra matrona alla cui tutela era stato affidato il ragazzo.
Con tutto questo, pur da Capri le decisioni ultime anche all’interno della
domus restavano di competenza di Tiberio: così, allo stesso modo del caso
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dell’articolato disegno matrimoniale del 33 , già nel 28 fu l’imperatore a
scegliere Cn. Domizio Enobarbo come marito per la maggiore delle figlie di
Germanico, Agrippina Minore, e volle peraltro che le nozze fossero cele-
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brate a Roma . Quando invece Tiberio non si fece scrupolo di sottrarsi ai
doveri familiari, fu in occasione di momenti celebrativi e di impatto corale,
come nella ben nota circostanza dell’elogio funebre della madre Livia, che
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delegò al nipote Caligola per non essere costretto a tornare a Roma .
Alla fine degli anni Venti, dopo la relegazione di Agrippina Maggiore e
di Nerone e l’arresto di Druso III, tra Tiberio e Seiano il rapporto andò incri-
nandosi, per ragioni che abbiamo cercato di approfondire in altra sede e che
certamente vertevano sul fatto che l’ultimo Seiano finì per approfittare trop-
po, ed in maniera troppo poco ponderata, della situazione che lo vedeva pri-
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mattore sulla scena dell’Urbe , e che le fonti hanno sintetizzato nella for-
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mula «Seiano imperatore di Roma, Tiberio governatore di un’isola» : era un
rischio insito nella scelta di Tiberio, ma che l’imperatore fu almeno abile a
scongiurare quando si concretizzò, se non a prevedere nel suo sorgere.
Nel momento in cui già affioravano i primi dubbi sostanziali del princeps
su Seiano, le informazioni per Tiberio più attendibili circa la scena politica
di Roma dovettero cominciare a dipendere in maniera prevalente proprio
dalla univira cognata Antonia Minore, non a caso ritenuta da Giuseppe Fla-
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vio l’autrice di una lettera che avrebbe aperto gli occhi all’imperatore .
Quella lettera, con buona probabilità, non fu mai scritta, ma i contenuti che
avrebbero dovuto sostanziarla possono essere stati espressi un po’ alla volta e
62 Su questo disegno, vd. Tac., Ann. 6.15.1; 6.27.1; Cass. Dio, 58.21.1; cfr. CRISTOFOLI,
2018, p. 82 s.
63 Tac., Ann. 4.75.
64 Tac., Ann. 5.2.1; Suet., Tib. 51.2; Cal. 10.1; Cass. Dio, 58.2.1 (via Xifilino); cfr.
CRISTOFOLI, 2018, p. 50 s.
65 Esposizione dettagliata a riguardo in CRISTOFOLI, 2018, p. 58 e 64 s.
66 Cass. Dio, 58.5.1.
67 Ios., AI 18.181-182; cfr. anche Cass. Dio, 66.14.2 (via Xifilino), con contestualizzazio-
ne comunque incerta. Cfr. NICOLS, 1975, p. 50 s.; KOKKINOS, 1992, p. 26 e 32; GALIMBERTI,
2001, p. 115 s.; CRISTOFOLI, 2018, p. 61; valutazione del rapporto tra Tiberio e Antonia non
condivisibile in BODDINGTON, 1963, p. 12.