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TIBERIO LONTANO DA ROMAa49

                           gradualmente dalla donna nelle tante altre lettere che avranno costituito la cor-
                           rispondenza tra lei e l’imperatore, e ribaditi nelle visite che, sia pure non si-
                           stematicamente, doveva fare a Tiberio a Capri, e in cui dovette manifestargli il
                           disagio e palesargli il disallineamento di importanti famiglie dell’aristocrazia
                           senatoria, contrariate dall’atteggiamento e dalle iniziative dell’ultimo Seiano,
                           con  ogni  probabilità  non  mancando  nemmeno  di  prospettare  al  cognato
                           l’opportunità di promozione del nipote Caligola.
                             Emerge dunque una valorizzazione di quei familiari dei quali l’imperatore
                           aveva maggiore stima – e che, come altri personaggi di primo piano, si recavano
                           a Capri, talvolta anche per lunghi soggiorni, su invito di Tiberio stesso (ancor
                           prima che di Caligola e di Tiberio Gemello, fu questo il caso di Druso III nel 27-
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                           28, sia pure per ragioni particolari)  –, comprese le donne, parallelamente al
                           processo che vedeva il ruolo delle matrone in costante ascesa come riferimenti
                           per l’imperatore distante ed in cerca di un termometro affidabile per decifrare la
                           situazione politica nei suoi mutamenti.
                             In ogni caso, al di là di tutto ciò, la centralità di una figura istituzionale
                           quale il prefetto del pretorio era salvaguardata dal fatto che si trovava a capo
                           di quella che, in assenza di legioni in Italia e di altri presidi nell’Urbe, rima-
                           neva comunque la forza armata di maggiore consistenza e qualità: i pretoria-
                           ni, che – come dimostreranno i frangenti della successione di Claudio a Ca-
                           ligola – sarebbe stato utopico pensare di controbilanciare nella loro forza ri-
                           correndo alla somma delle coorti urbane e delle coorti dei vigili.
                             Così, quando Tiberio si decise a far cadere Seiano, non poté esimersi dal
                           fare i conti con questo corpo scelto: nominò in maniera coperta un nuovo
                           prefetto del pretorio nella figura di Macrone, fino ad allora prefetto dei vigi-
                           li. Proprio Macrone, convocato da Tiberio a Capri, al ritorno a Roma reca-
                           pitò  in  senato  la  lettera,  alla  cui  lettura  i  senatori  si  risolsero  a  procedere
                           contro Seiano; proprio Macrone, mostrando i suoi nuovi gradi e promettendo
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                           ricompense da parte di Tiberio , convinse i pretoriani a trascorrere la gior-
                           nata della caduta di Seiano (il 18 ottobre del 31) chiusi nel Castro Pretorio,
                           mentre il servizio d’ordine veniva assegnato ai vigili.
                             L’importanza  della  figura  del  prefetto  del  pretorio,  dunque,  che  l’azione
                           contro Seiano avrebbe potuto sminuire, venne ribadita proprio in quanto il ruolo
                           svolto da Macrone, nuovo detentore della carica, in quel giorno fu di primario
                           rilievo ai fini della salvaguardia dell’impero in assenza dell’imperatore.
                             Dopo la caduta di Seiano, come già fatto rilevare, Tiberio continuò a re-
                           stare lontano da Roma, senza astenersi dalle preoccupazioni per ogni tipo di




                             68  Vd. Cass. Dio, 58.3.8 (via Xifilino); cfr. CRISTOFOLI, 2018, p. 47.
                             69  Suet., Tib. 48.2.
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