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TIBERIO LONTANO DA ROMAa47

                             In questa occasione come in tante altre, Seiano risulta dunque un interprete
                           particolarmente convinto e motivato di azioni che comunque erano messe in
                           atto per volontà o dietro l’assenso di Tiberio, pronto a supportare gli attacchi
                           del prefetto quando sembravano in difficoltà nel raggiungere l’obiettivo.
                             Assistiamo dunque a un ruolo del prefetto del pretorio Seiano – destinato
                           addirittura ad esercitare il consolato come collega di Tiberio, ma già prima
                           innalzato dall’essere sine collega, dal conferimento (fin dal 20) di insignia
                           praetoria e poi di una statua che campeggiava nel Teatro di Pompeo a pe-
                           renne memoria del fatto che nel 22 aveva salvato l’edificio da un incendio –
                           come, da un lato, di intermediario tra il senato e il princeps assente da Roma:
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                           ed in questo suo compito Seiano poté avvalersi fors’anche dei pretoriani , e
                           senz’altro di suoi agenti, che in numero sempre maggiore si portavano a Ca-
                           pri – vari dei quali furono poi vittime del giro di vite successivo alla caduta
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                           del prefetto ; e altresì, dall’altro lato, di fedele alleato, il quale, nei periodi
                           che trascorreva a Roma e che erano ben più lunghi di quelli in cui si fermava
                           a Capri, si impegnava a portare avanti anche la lotta politica per conto di un
                           imperatore che preferiva non esporsi in prima linea, evidentemente in consi-
                           derazione  dei  contraccolpi  che  ciò  avrebbe  altrimenti  potuto  comportare
                           all’interno degli equilibri dinastici e dell’immagine stessa della famiglia.
                             Ovviamente, lo stesso Tiberio non mancava di convocare a Capri perso-
                           naggi con i quali desiderava in determinati frangenti interloquire in maniera
                           più diretta: lo stesso Asinio Gallo venne arrestato proprio mentre banchetta-
                           va  nel  Palazzo  di  Tiberio  a  Capri  dopo  essere  stato  invitato  sull’isola
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                           dall’imperatore ; ma certamente i rapporti dell’imperatore finirono per dira-
                           darsi con quasi tutti coloro che non fossero stati invitati o accettati a vivere
                           stabilmente nei suoi stessi luoghi, ad eccezione del prefetto del pretorio e di
                           pochi interlocutori privilegiati.
                             L’assenza di Tiberio da Roma aumentò le responsabilità anche delle figu-
                           re più autorevoli della domus imperiale, comprese quelle femminili: se dal
                           26 al 29 era stata Livia il punto di riferimento non solo per i familiari, dal 29
                           questo  ruolo  passò  in  ampia  misura  ad  Antonia  Minore,  la  cognata
                           dell’imperatore, la quale, in quanto figlia di Marco Antonio, aveva nella sua
                           casa una meta di soggiorni, visite, passaggi in cerca di consiglio o supporto da
                           parte non solo di senatori e cavalieri, ma anche di dinasti orientali. Non per ca-
                           so, Caligola, il futuro imperatore, il quale, quando la madre Agrippina venne


                             59  Secondo FURNEAUX, 1896, p. 540 incaricati della consegna della corrispondenza di Ti-
                           berio con Roma.
                             60  Cfr. ad esempio il caso di Vesculario Flacco e di Giulio Marino, in Tac., Ann. 6.10.2;
                           come è stato giustamente osservato, «access to the emperor was  difficult», ma, per quanto
                           difficile, «was not impossible» (HOUSTON, 1985, p. 185).
                             61  Cfr. Cass. Dio, 58.3.1 s. (via Xifilino).
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