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poiché emessi dai principi fuori Roma ma senza precisa indicazione del luo-
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go, nonché gli atti presi da Tiberio nelle dodici ville di Capri a seguito del
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suo ritiro nell’isola avvenuto nel 27 d.C. . Si tratta ovviamente di una pic-
cola evidenza rispetto alla totalità degli atti emessi o pronunciati dai Cesari
nelle residenze imperiali durante il I e il II sec. d.C., allorquando i soggiorni
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in villa si alternavano con regolarità alle presenze a Roma dei principi .
L’assiduità dell’attività normativa e giudiziaria svolta dai principi nelle
diverse ville laziali e campane è assicurata dalla varietà di costituzioni impe-
riali sino ad ora attestate (epistulae, decreta, edicta), alle quali fanno difetto
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solo le subscriptiones ai libelli . Poco male, per una categoria di atti raris-
simamente testimoniati per via documentaria. È dalla sola praescriptio
all’editto inciso nella tabula Clesiana che tuttavia è possibile trarre qualche
informazione sulle modalità di pubblicità riservata agli atti presi ed emessi in
villa. Essa recita: M(arco) Iunio Silano, Q(uinto) Sulpicio Camerino
co(n)s(ulibus), idibus Martis, Bais in praetorio edictum Ti(beri) Claudi Cae-
saris Augusti Germanici propositum fuit, id quod infra scriptum est. La men-
zione di una specifica struttura presso una determinata località persegue qui
l’esigenza, già discussa in precedenza, di specificare il luogo esatto nel quale
si realizzava l’affissione di un atto. Si tratta della più risalente definizione di
praetorium per una villa imperiale, nonché, per lungo tempo, l’unica, se limi-
tiamo l’analisi agli atti imperiali sopravvissuti per via documentaria, nei quali
il luogo di emissione è sempre e solo precisato per mezzo di un toponimo
(Antium, Albanum, Lorium etc.), e mai tramite un’indicazione esplicita della
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residenza imperiale (praetorium o villa) . Un’assenza che potrebbe essere
dipesa dalla natura epistolare di questi atti, non bisognosi di una propositio,
né di conseguenza dell’indicazione della struttura o dello spazio in cui erano
state pubblicate, esattamente come avveniva per le epistulae imperiali, rila-
sciate dall’Urbe con la semplice indicazione «da Roma». Solo recentemente
si è avuta testimonianza di una dicitura simile a quella contenuta nella tabula
Clesiana in un frammento di lastra bronzea – una raccolta di exempla di atti
56 Suet., Tib. 40; Tac., Ann. 4.67.1; cfr. KRAUSE, 2005, su villa Iovis.
57 Sui quali HOUSTON, 1985; cfr. inoltre il contributo di R. Cristofoli in questo volume.
58 Le fonti ci consentono a volte di appurare una certa abitudine da parte di un principe o
di una dinastia nel risiedere in una località durante un determinato periodo dell’anno. Sappia-
mo che Nerone era solito recarsi a Baia in occasione della Quinquatria, festività religiosa in
onore di Minerva, che si teneva tra il 19 e 23 marzo; cfr. Suet., Nero 34. L’editto inciso nella
tabula Clesiana, propositum alle calende di marzo nel praetorium di Baia, dovette la sua pub-
blicazione a Baia a seguito della medesima consuetudine perseguita dal predecessore Claudio.
59 A meno di non accettare l’identificazione del rescritto inciso in chiusa della lex Irnitana
con una subscriptio imperiale, secondo l’ipotesi di MOURGUES, 1987.
60 Sulla ricorrenza nelle fonti di questi due termini per indicare le residenze imperiali vd.
PANCIERA, 2006, p. 864-867; MAIURO, 2012, p. 161-162.