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SUGLI ATTI DEI PRINCIPI EMANATI FUORI ROMA (SECC. I-II D.C.)a21

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                           libellis  e  del  suo  staff  del  libello  –  acc(eptus) X Kal(endas) Aug(ustas)
                           Apam(eae) in Asia –, non la sua elaborazione e neppure la ricezione della
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                           subscriptio  da  parte  del  petitore .  Dati  i  tempi  ristretti  tra  accettazione  ad
                           Apamea e propositio in un’altra città, l’ipotesi migliore è postulare che la for-
                           mulazione della subscriptio fosse avvenuta nel corso del viaggio della carova-
                           na  imperiale.  In  questa  direzione  va  anche  la  molteplicità  di  petitori  a  cui
                           Adriano risponde in calce al libello di Ermogene, soluzione che prefigura la
                           formulazione di una singola subscriptio a più libelli concernenti la medesima
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                           richiesta . L’atto che Ermogene chiedeva di copiare dai  commentarii impe-
                           riali riguardava in effetti un verdetto di Adriano che, per quel poco che è pos-
                                                                                        32
                           sibile desumere, verteva su colture cerealicole oggetto di contestazione .
                             Un secondo elemento degno di nota è dato dalle modalità di pubblicazio-
                           ne  e  quindi  di  copiatura  del  libellus  processato:  [ἀν]  τιγεγραμμένον  καὶ
                           ἀντιβε[βλ]ημ[έ]νον  ἐ[κ]  τεύχους  λιβέλλων  τῶν  προκειμένω[ν  ἐν  ---  τῆς
                           Λυ?]κίας ἐν τῇ στοᾷ τῇ καινῇ. La formulazione è analoga al debutto del re-
                           scritto di Settimio Severo e Caracalla ai coloni di Timion e Simoe in Frigia 33
                           –  ἐγγεγραμμένον  καὶ  ἀντιβεβλημένον  ἐκ  τεύχους  [βιβλιδί]ων  ἐπιδοθέντων
                           τοῖς κυρίοις αὐτοκρά[τορσι καὶ]  προτεθέντων  ἐν  περ[ι]στόῳ  θερμῶν
                           Τρα[ιανῶν (ἀντίγραφον)] ἀντιγραφῆς καθὼς ὑπογέγραπται – e con quello da
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                           Scaptopara  – descriptum et recognitum ex libro libellorum rescriptorum a
                           domino nostro et propositorum Romae in porticu thermarum Traianarum.
                           Innanzitutto, l’ulteriore testimonianza di una  stoa come luogo di pubblica-

                             29   Cfr.  P.Euphrates  5,  ll.  15-16:  acceptavi Apadana VI  Kal(endas) Iunias Arriano et
                           Pappo cons(ulibus); anche in questo caso l’annotazione in latino segue la petizione in greco
                           redatta con mano diversa.
                             30  Come invece postulato da NÖRR, 1981, p. 16-17.
                             31  JONES, 2009, p. 454 considera anche l’eventualità che Ermogene avesse inoltrato una
                           petizione per conto di terzi (alla l. 9 si legge «tra noi e Apollodotos» in riferimento alla con-
                           troversia giudicata da Adriano), sebbene faccia specie che Ermogene compaia solo in quarta
                           posizione tra i destinatari della subscriptio. È vero che possediamo altre attestazioni di peti-
                           zioni presentate per conto di terzi, ma la risposta dell’autorità romana è sempre rivolta in que-
                           sti casi al petitore autore del libello (cfr. P.Euphrates 1 = SB XXII.15496; CIL VIII.14464 =
                           ILS.6870).
                             32  La trascrizione delle sententiae o dei decreta imperiali avveniva su commentarii dedi-
                           cati in extenso, cioè riportando le parole esatte pronunciate dall’imperatore. Un esempio, oltre
                           a quello in esame, è dato da un’iscrizione frammentaria dalla Tracia (AE 1986, n. 628) nella
                           quale compare, descriptum et recognitum ex commentario Imperatorum, un decretum o una
                           sententia, comunque l’esito di una vertenza processuale tra la città di Ainos e un’ignota con-
                           troparte, tenuta dinanzi a Caracalla e Geta a Eburacum nel 208/9 d.C. La trascrizione autenti-
                           cata dell’estratto fu verosimilmente chiesta e ottenuta dalla legazione di Ainos a Eburacum e
                           non a Roma. Su queste forme di trascrizione tachigrafica cfr. MOURGUES, 1998, p. 162-164;
                           sulle copie autenticate di estratti dei commentarii imperiali HAENSCH, 1996, p. 458-460.
                             33  SEG LIII.1517 = ΑΕ 2003, n. 1620 = LAMPE, TABBERNEE, 2004.
                             34  AE 1892, n. 40 = CIL III.12336, su cui HAUKEN, 1998, p. 74-139 e più recentemente
                           MAGIONCALDA, 2010.
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