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MARCO SUL DANUBIO TRA FOSFORO E MIELE. L’IMPERATORE E I SUOI COMITESa239

                             Ad esempio, i Costoboci, un popolo di origine scitico-sarmatica insediato
                           a ridosso del versante settentrionale della Dacia Porolissensis, cacciati dagli
                           Asdingi su mandato di Clemens (ca. 170), avrebbero rotto il patto che li le-
                           gava all’impero, ponendosi nella condizione di rebelles. Dopo essersi uniti a
                           Bastarni e Peucini (Moldavia) e aver sfondato il limes del Delta danubiano,
                           non più custodito dalla legio V Macedonica (vd. supra, § 6.1.4), i ‘predoni’
                           Costoboci effettuarono una rovinosa incursione nei Balcani e in Asia Minore
                           e avanzarono fino in Attica, dove, nel settembre del 171, saccheggiarono il
                           santuario di Eleusi e minacciarono Atene.

                                6.2.5. Trattative sul Danubio: Marco Aurelio tra diplomazia
                                      e progetti di occupazione (ca. 169-175)

                             Durante i soggiorni a Carnuntum e Sirmium le trattative con gli amba-
                           sciatori barbarici furono il vero banco di prova per Marco Aurelio e il suo
                           stato  maggiore:  gli  escerti  dionei  de legationibus gentium  (Excerpta Ursi-
                           niana) ci hanno conservato preziosi insights sulle relazioni diplomatiche de-
                           gli anni 169-175, rese ancor più complesse dal rapido mutare dello scenario
                           geopolitico  transdanubiano  e  dalle  ripetute  sconfitte  delle  legioni.  In  quel
                           frangente, trattare divenne una necessità irrevocabile e si sperimentarono di-
                           verse soluzioni.
                             Nel 170, anno di gravissime disfatte su più fronti (vd. supra, § 6.2.2 e 4),
                           con la speranza di rompere l’unità (mai del tutto coesa e duratura) del fronte
                           barbarico, Marco concesse tregue separate, a condizioni particolari e talora
                           vantaggiose, a diversi popoli belligeranti, come i Quadi (che si dissero di-
                           sposti ad abbandonare l’intesa con i Marcomanni e impedire a questi ultimi e
                           agli Iazigi di transitare sul loro territorio); l’imperatore richiese in cambio
                                                     69
                           prestazioni  militari  (ELG  57) .  Le  concessioni  contemplavano  lo  stanzia-
                           mento  di  nuclei  barbarici  nelle  province  frontaliere  (Daciae,  Pannoniae,
                           Moesiae,  Germaniae)  e  persino  in  Italia.  All’incirca  nello  stesso  periodo,
                           dopo aver acconsentito al foedus con gli Asdingi (vd. supra, § 6.2.4), Marco
                           inviò il proprio segretario ab epistulis Latinis, P. Taruttienus Paternus, pres-
                           so i Cotini, vassalli dei Quadi, con l’obiettivo di siglare un’alleanza contro i
                           Marcomanni,  ma  la  trattativa  ebbe  esito  negativo  e  innescò  un  conflitto
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                           (ELG 58) .
                             Negli anni seguenti (ca. 171-173) – contrassegnati dall’immane sforzo di
                           reazione da parte romana (vd. supra, § 6.2.2-3) – Marco respinse le offerte di
                           pace di Iazigi e Quadi (ELG 59), che riteneva infidi, ancora conniventi con i



                             69  Cass. Dio, 71.11.2-5 (ELG 57).
                             70  Cass. Dio, 71.12.3 (ELG 58).
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