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238aALISTER FILIPPINI

                           come osserva la  HA, molti altri  nobiles  ebbero sorte analoga e ricevettero
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                           statue onorarie nel Foro di Traiano .
                             La menzione dei Germani (ossia di alcuni popoli germanici, non meglio
                           specificati, che dovevano incombere sulla Dacia Porolissensis) e degli Iazi-
                           gi, frontalieri della Apulensis, consente di localizzare gli scontri nel Grande
                           Alföld  serbo-ungherese:  tra  i  Germani  della  parte  più  settentrionale  della
                           valle del Tisza figuravano i Buri, ma anche ‘nuovi’ popoli germanici, che dai
                           Carpazi si affacciavano per la prima volta nella vasta pianura (vd. supra, §
                           6.1.1). In particolare, comparvero allora vari gruppi della lega dei Vandali,
                                                                   66
                           costretti  dai  Goti  a  cambiare  le  proprie  sedi .  Si  ricordi  che,  secondo  un
                           escerto dioneo (ELG 57), un leader barbarico, un certo Tarbo, era giunto a
                           minacciare la Dacia (ca. 169-170) e si era ritirato soltanto dopo che un altro
                           gruppo barbarico concorrente, guidato da un ragazzo, Battario, non lo aveva
                           costretto a indietreggiare dai confini romani; Battario aveva infatti siglato un
                           accordo militare con Marco Aurelio, allora residente in Pannonia (Inferior,
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                           forse a Sirmium) .
                             Dopo la morte di Fronto, il consolare Sex. Cornelius Clemens fu chia-
                           mato  a  rilevare  il  governo  delle  tres Daciae;  un  escerto  dioneo  (ELG  58)
                           svela un episodio assai importante: intorno al 170, i Vandali Asdingi, guidati
                           da due leaders, Raos e Raptos, sopraggiunsero al confine con la Dacia, spe-
                           rando di trovarvi terra su cui insediarsi e denaro, in cambio di un’alleanza;
                           dovettero stipulare un qualche accordo con il governatore Clemens, dal mo-
                           mento  che  gli  affidarono  le  proprie  famiglie  prima  di  lanciare  un  assalto
                           contro i Costoboci. Pur avendoli sconfitti, gli Asdingi continuarono però a
                           cercare di entrare, insidiosamente, nella provincia romana e finirono per en-
                           trare in conflitto con i Lacringi (forse anch’essi Vandali). Il governo romano,
                           come  interlocutore  nei  colloqui  diplomatici,  ebbe  certamente  un  ruolo  de-
                           terminante nell’orientare alcuni barbari contro altri: lo stesso Marco concluse
                           infine un’alleanza con gli Asdingi, promettendo loro terre in cambio del ser-
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                           vizio militare . Tale scaltra diplomazia, dettata da spirito di Realpolitik e fi-
                           nalizzata  a  rompere  le  eventuali  alleanze  antiromane  tra  diversi  popoli,
                           avrebbe  talora  prodotto  risultati  utili,  ma  altre  volte  avrebbe  sortito  effetti
                           imprevisti e catastrofici.




                             65  HA Marc. 22.7.
                             66  Iazigi, Buri e Vandali, vicini al territorio dei Quadi: Cass. Dio, 72.2.4 (ELG 67, 180
                           d.C.). I Buri e i ‘liberi’ Daci, confinanti esterni della Dacia romana: Cass. Dio, 72.3 (ELG 68,
                           180 d.C.).
                             67  Tarbo, Battario e Marco Aurelio: Cass. Dio 71.11.1 (ELG 57).
                             68   Asdingi,  Lacringi,  Costoboci:  Cass.  Dio,  71.12.1-2  (ELG 58);  cfr. Petr. Patr.,  fr. 7
                           Müller = Cass. Dio, 71.11.6.
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