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MARCO SUL DANUBIO TRA FOSFORO E MIELE. L’IMPERATORE E I SUOI COMITESa235

                           dunque fissato l’obiettivo di invadere e provincializzare il territorio degli Ia-
                           zigi (la c.d. Sarmatia), per spostare ben più a nord il limes romano nell’ansa
                           del  Medio  Danubio,  verosimilmente  all’altezza  della  via  commerciale  che
                           tagliava  il  Grande  Alföld  in  senso  ovest-est:  essa  collegava  la  fortezza  di
                           Lugio (Dunaszeckő, Pann. Inf.) con il crocevia di Partiscum (Szeged), posto
                           in  pieno  territorio  sarmatico,  alla  confluenza  del  fiume  Marisius (Ma-
                           ros/Mureş) nel Tisza, e quindi risaliva il corso del Mureş, toccando le posta-
                           zioni militari della  Dacia Apulensis  occidentale  (Cenad,  Sânnicolau  Mare,
                           Arad,  Veţel)  fino  alla  capitale  Apulum.  Tale  ambizione  di  conquista  –  un
                           progetto imperialistico ‘ultra-traianeo’, che mirava a recuperare alcuni terri-
                           tori già provincializzati da Traiano sul versante occidentale della Dacia (e
                           poi abbandonati da Adriano) e ad ampliare ulteriormente il dominio romano
                           nel Grande Alföld –, per quanto vanificata dalle sconfitte incassate su più
                           fronti nel 170, fu poi ostinatamente  ripresa  nelle  successive  fasi  di  guerra
                           (ca. 173-175 e 177-180: vd. infra, § 6.2.5; 6.4.1).

                                6.2.2. Tra l’Illirico e l’Italia:
                                      l’offensiva dei leoni e l’incursione dei Marcomanni (ca. 170-172) 58

                             Il  quartiere  invernale  del  169/70  fu  probabilmente  Carnuntum,  piazza-
                           forte  legionaria  (legio XIV Gemina)  e  capitale  della  Pannonia Superior.
                           Marco si spostò poi tra le due Pannoniae per seguire l’andamento delle pri-
                           me operazioni belliche,  discendendo il Danubio da  Carnuntum a  Brigetio,
                           Aquincum e Sirmium, dove avrebbe trascorso l’inverno  170/1.  Da  qualche
                           punto del vasto limes pannonico sarebbe dunque partita quella grande (e ro-
                           vinosa) offensiva cui allude Luciano di Samosata: durante la guerra contro
                           Quadi e Marcomanni, l’imperatore Marco seguì l’oracolo del falso profeta
                           Alessandro di Abonuteico e fece gettare due leoni vivi nel Danubio per pro-
                           piziare l’assalto delle legioni; a questo seguì invece «la più tremenda delle
                           disfatte, con quasi 20.000 uomini morti in una sola volta», ossia il corrispet-
                           tivo di due intere legioni con i corpi ausiliari di accompagnamento (cfr. in-
                           fra, § 6.4.1).
                             Subito dopo, la controffensiva barbarica avrebbe messo Aquileia sotto as-
                           sedio: l’incursione marcomannica in Italia  si  svolse  probabilmente  intorno
                           alla metà del 170; dopo aver attraversato Pannonia Superior, Noricum e Alpi
                           nord-orientali, i barbari assediarono (invano) Aquileia e saccheggiarono la
                           più lontana Opitergium (Oderzo). Dopo questo colpo sconcertante, i Marco-
                           manni valicarono nuovamente le Alpi per tornare, carichi di bottino, verso il




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                             58  BIRLEY, 1987 , p. 163-164; SCHEIDEL, 1990 a; ROSSIGNOL, 2020, p. 323-330.
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