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MARCO SUL DANUBIO TRA FOSFORO E MIELE. L’IMPERATORE E I SUOI COMITESa227

                           incruentam). Il vittorioso Lucio era ormai illustre, addirittura presso i barbari,
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                           come garante di pax, iustitia, clementia .
                             Sulla  scorta  della  riflessione  storiografica  di  epoca  adrianeo-antonina
                           (Floro,  Arriano,  Appiano)  sulla  controversa  parabola  traianea  in  Oriente,
                           Frontone accentuava la diversità dello stile di Lucio: egli aveva saggiamente
                           affidato la condotta delle operazioni militari ai suoi ottimi generali, mentre
                           Traiano era invidioso dei suoi luogotenenti; d’altra parte emerge l’affinità tra
                           Lucio e Adriano, strenuo difensore della pax, unico imperatore paragonabile
                           a Numa Pompilio. Il confronto antitetico fra Traiano e Adriano/Lucio dove-
                           va risalire, a monte, allo stesso Vero, figlio di Elio Cesare e allievo di Fron-
                           tone; il maestro insisteva infatti sulla prudente scelta adrianea di sgombrare i
                           territori occupati al di là dell’Eufrate e del Danubio, restituendoli rispettiva-
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                           mente ai Parti e alle popolazioni transdanubiane . Tale antitesi trova peral-
                           tro un interessante contrappunto in Eutropio: la restituzione adrianea delle
                           nuove province orientali e il progetto – non realizzato, se non in parte – di
                           abbandono della Dacia traianea (vd. infra, § 6.2.1) sono imputati all’invidia
                           di Adriano per la gloria di Traiano; quest’ultimo, per converso, è rappresen-
                           tato come un conquistatore, quasi un novello Romolo, mentre Antonino (non
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                           Adriano) è paragonato a Numa .
                             La  HA  sintetizza  l’assetto  geopolitico  stabilito  da  Lucio  in  Oriente  in
                           questi termini: «Conclusa la guerra, affidò a sovrani alleati il governo dei re-
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                           gni e ai suoi comites quello delle province» . L’imperatore, ormai in parten-
                           za per l’Italia, lasciava i migliori tra i suoi comites – ex legati di rango preto-
                           rio,  nominati  comandanti  d’armata  e  rapidamente  elevati  al  consolato  suf-
                           fetto – nelle province-chiave della frontiera orientale: Avidio Cassio in Sy-
                           ria, Martius Verus in Cappadocia. Altri comites, non meno validi, vennero
                           spediti sul Medio Danubio, dove già incombeva la minaccia di una guerra a
                           lungo rinviata: Iallius Bassus in Pannonia Superior, Claudius Pompeianus
                           in Pannonia Inferior, Claudius Fronto in Moesia Superior.



                           6. Marco Aurelio sul Danubio: diplomazia, prassi di governo
                             e arte della guerra (168-180)

                             Gli osservatori antichi concepirono le guerre danubiane combattute con-
                           tro Germani (specialmente Marcomanni e Quadi) e Sarmati (Iazigi) come un


                             32  Fronto, Princ. hist., passim e partic. 7-18; cit. dal § 17.
                             33  Fronto, Princ. hist. 11-12.
                             34  Eutr., 7.2-3 (Traiano), 7.6-7 (Adriano), 7.8.1 (Antonino).
                             35  HA Ver. 7.8: Confecto sane bello regna regibus, provincias vero comitantibus suis re-
                           gendas dedit.
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