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5.2. Lucio Vero sull’Eufrate: l’eredità controversa di Traiano e Adriano
Coordinando da Antiochia le azioni militari dei suoi duces, Lucio era ri-
uscito a conseguire un eccellente risultato di vantaggio: Vologese IV era
stato ripetutamente sconfitto e il suo potere sull’aristocrazia feudale iranica
ridimensionato; l’egemonia romana era stata riconfermata sui regni-vassalli
di Armenia e Osroene e la frontiera estesa fino alla confluenza del Khabur
nel Medio Eufrate; importanti caposaldi strategici, quali Nicephorium e
Doura Europos, erano stati occupati. La via carovaniera tra Antiochia, Edes-
sa, Nisibi e la Media poteva considerarsi riaperta ai traffici romani.
L’imperatore non volle inseguire l’audace miraggio traianeo di provincia-
lizzazione sistematica dei territori mesopotamici, ma preferì adottare il mo-
dello adrianeo, più prudente, assicurando la potenza romana attraverso un effi-
cace bilanciamento, derivante dal consolidamento delle infrastrutture difensive
del limes dell’Eufrate, spostate in maggiore profondità, e dalla rinnovata ‘inte-
sa cordiale’ con l’umiliato Vologese. Armenia e Osroene non furono trasfor-
mate in province romane, come le tre effimere creazioni traianee (Armenia
Maior, Mesopotamia, Assyria); fu invece restaurato il regime tradizionale dei
regni-clienti. Il grande vantaggio strategico conseguito da Lucio Vero sarebbe
durato a lungo, fino all’epoca di Settimio Severo, quando avrebbe costituito la
piattaforma per il rilancio del sogno traianeo di conquista.
Traiano rappresentava un inevitabile termine di paragone: non a caso una
critica significativa alla guerra armeno-partica dell’optimus princeps compare
nel più importante manifesto ideologico della guerra di Lucio Vero. I Princi-
pia historiae di Frontone possono infatti considerarsi – pur nella loro incom-
piutezza – come l’alta formalizzazione retorica (e, pertanto, politica) di quella
propaganda imperiale fatta di dispacci, proclami e litterae laureatae, inviati al
senato dal fronte di guerra. Frontone insisteva sul triplice confronto fra Traia-
no, Adriano e Lucio: il primo, sebbene fortissimus, era stato infine costretto a
volgere in ritirata e il suo ultimo trionfo, macchiato di gravi, sanguinose scon-
fitte, aveva avuto un costo umano altissimo. Adriano, un generale di impareg-
giata esperienza, aveva scelto, in nome della pax, di restituire i territori sottratti
al nemico partico, rinunciando così a mantenere le nuove province traianee,
pur acquisite secondo un giusto diritto di guerra. Lucio, infine, contrariamente
alla vana ambizione di Traiano, si era mostrato disponibile a sacrificare la pro-
pria gloria personale pur di salvare, quante più possibili, le vite dei suoi soldati
e ottenere la pace senza inutili spargimenti di sangue (… quanta Lucio cura
insita sit militum salutis, qui gloriae suae dispendio redimere cupiverit pacem