Page 228 - 3613-495-3 Mecella, Galimberti, Open A
P. 228

226aALISTER FILIPPINI

                             5.2. Lucio Vero sull’Eufrate: l’eredità controversa di Traiano e Adriano

                             Coordinando da Antiochia le azioni militari dei suoi duces, Lucio era ri-
                           uscito  a  conseguire  un  eccellente  risultato  di  vantaggio:  Vologese  IV  era
                           stato ripetutamente sconfitto e il suo potere sull’aristocrazia feudale iranica
                           ridimensionato; l’egemonia romana era stata riconfermata sui regni-vassalli
                           di Armenia e Osroene e la frontiera estesa fino alla confluenza del Khabur
                           nel  Medio  Eufrate;  importanti  caposaldi  strategici,  quali  Nicephorium e
                           Doura Europos, erano stati occupati. La via carovaniera tra Antiochia, Edes-
                           sa, Nisibi e la Media poteva considerarsi riaperta ai traffici romani.
                             L’imperatore non volle inseguire l’audace miraggio traianeo di provincia-
                           lizzazione  sistematica  dei  territori  mesopotamici,  ma  preferì  adottare  il  mo-
                           dello adrianeo, più prudente, assicurando la potenza romana attraverso un effi-
                           cace bilanciamento, derivante dal consolidamento delle infrastrutture difensive
                           del limes dell’Eufrate, spostate in maggiore profondità, e dalla rinnovata ‘inte-
                           sa cordiale’ con l’umiliato Vologese. Armenia e Osroene non furono trasfor-
                           mate  in  province  romane,  come  le  tre  effimere  creazioni  traianee  (Armenia
                           Maior, Mesopotamia, Assyria); fu invece restaurato il regime tradizionale dei
                           regni-clienti. Il grande vantaggio strategico conseguito da Lucio Vero sarebbe
                           durato a lungo, fino all’epoca di Settimio Severo, quando avrebbe costituito la
                           piattaforma per il rilancio del sogno traianeo di conquista.
                             Traiano rappresentava un inevitabile termine di paragone: non a caso una
                           critica significativa alla guerra armeno-partica dell’optimus princeps compare
                           nel più importante manifesto ideologico della guerra di Lucio Vero. I Princi-
                           pia historiae di Frontone possono infatti considerarsi – pur nella loro incom-
                           piutezza – come l’alta formalizzazione retorica (e, pertanto, politica) di quella
                           propaganda imperiale fatta di dispacci, proclami e litterae laureatae, inviati al
                           senato dal fronte di guerra. Frontone insisteva sul triplice confronto fra Traia-
                           no, Adriano e Lucio: il primo, sebbene fortissimus, era stato infine costretto a
                           volgere in ritirata e il suo ultimo trionfo, macchiato di gravi, sanguinose scon-
                           fitte, aveva avuto un costo umano altissimo. Adriano, un generale di impareg-
                           giata esperienza, aveva scelto, in nome della pax, di restituire i territori sottratti
                           al nemico partico, rinunciando così a mantenere le nuove province traianee,
                           pur acquisite secondo un giusto diritto di guerra. Lucio, infine, contrariamente
                           alla vana ambizione di Traiano, si era mostrato disponibile a sacrificare la pro-
                           pria gloria personale pur di salvare, quante più possibili, le vite dei suoi soldati
                           e ottenere la pace senza inutili spargimenti di sangue (… quanta Lucio cura
                           insita sit militum salutis, qui gloriae suae dispendio redimere cupiverit pacem
   223   224   225   226   227   228   229   230   231   232   233