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MARCO AURELIO CON FAUSTINA MINORE NEL CUORE DELL’ANATOLIAa199

                           avere un’inclinazione tale che all’occasione avrebbe potuto anche farlo (καὶ
                           ὅτι  περὶ  οὐδένα  αὐτῶν  προέπεσον  πλημμελῆσαί  τι,  καίτοι  διάθεσιν ἔχων
                           τοιαύτην), per un altro afferma di avere avuto una sposa docile, affettuosa e
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                           semplice .  Questa  triplice  aggettivazione  riferita  a  Faustina  Minore  è  lo
                           specchio delle inquietudini profonde che si agitavano nella psiche fragile e
                           instabile dell’imperatore: il primo attributo, πειθήνιος, è esattamente il con-
                           trario  di  ciò  che  sosteneva  Erode  nel  testo  filostrateo,  considerando
                           l’imperatrice non certo una donna ‘arrendevole’, ma al contrario una che sa-
                           peva  essere  semmai  molto  persuasiva;  il  secondo  aggettivo,  φιλόστοργος,
                           appare come l’esatto contrario di quanto riferisce sul suo conto la Historia
                           Augusta, ossia non propriamente una donna «capace di amare teneramente»
                           ma un’uxor infamis rotta ai peggiori vizi; infine il terzo attributo, ἀφελής,
                           rappresenta l’antitesi di ciò che riporta sul suo conto Cassio Dione, laddove
                           presenta Faustina come una persona tutt’altro che ‘schietta’, bensì in grado
                           di commettere e far commettere ἁμαρτήματα, tessere ἀπάται e tramare con-
                           tro il marito.
                             Un passo di Cassio Dione, infine, sembra quasi ‘chiudere il cerchio’, os-
                           sia  laddove  viene  riferito  che  l’imperatore,  «pianta  amaramente  la  moglie
                           deceduta, scrisse al senato che non fosse messo a morte nessuno dei soste-
                           nitori di Cassio, quasi che anche da questo solo gesto potesse trarre qualche
                                                                     119
                           conforto per la sorte toccata a Faustina» (t.d.A.) . È questa, a nostro avviso,
                           l’affermazione inquietante tipica di chi sa qualcosa, ma preferisce alludere
                           senza rivelare apertamente: il pianto amaro di Marco per la morte di Faustina
                           (Φαυστῖναν ἀποθανοῦσαν) e l’ordine di risparmiare i cospiratori sono due
                           concetti posti dallo storico bitinico in una relazione di causa-effetto, ribadita
                           e confermata dalla proposizione comparativa ipotetica con la quale Cassio
                           Dione  sembra  di  fatto  vedere  nella  clementia  mostrata  dall’imperatore  il
                           tentativo, frustrato, di un impossibile risarcimento per la sorte toccata a Fau-
                           stina  (ἐπὶ  τῇ  Φαυστίνῃ  τυχεῖν).  In  questo  quadro,  l’espressione  adoperata
                                                                                            120
                           dalla Historia Augusta a proposito di Marco, vel nesciit vel dissimulavit ,
                           assume  un  rilievo  semantico  particolare,  poiché  insinua  il  dubbio  che
                           l’imperatore-filosofo  –  ispirato  appunto  da  clementia  e  addolorato  per  la
                           morte di Cassio, pronto a tessere le lodi di una moglie sulla quale pure in-

                             118  M. Aur., Ad se ipsum 1.17.1 e 8: τὸ τὴν γυναῖκα τοιαύτην εἶναι, οὑτωσὶ μὲν πειθήνιον,
                           οὕτω δὲ φιλόστοργον, οὕτω δὲ ἀφελῆ. L’immagine positiva della moglie tratteggiata da Mar-
                           co è in tutto e per tutto assimilabile a quella trasmessa da Frontone, che la descrive come ma-
                           dre premurosa e consorte virtuosa: HIDALGO DE LA VEGA, 2007, p. 387-410; CENERINI, 2017,
                           p. 113.
                             119  Cass. Dio,  71.30.1: τὴν δὲ  Φαυστῖναν  ἀποθανοῦσαν  ἰσχυρῶς  πενθήσας  ἔγραψε  τῇ
                           βουλῇ  μηδένα  τῶν  Κασσίῳ  συναραμένων  τεθνάναι,  ὡς  καὶ  ἐκ  μόνου  τούτου  παραμυθίου
                           τινὸς ἐπὶ τῇ Φαυστίνῃ τυχεῖν δυνησόμενος.
                             120  HA Marc. 26.5.
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