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204aGAETANO ARENA

                             La grande distanza geografica dal centro del potere poté dunque offrire
                           all’imperatore le condizioni ideali per un ‘regolamento di conti’: l’Augusta
                           era ormai divenuta un personaggio decisamente scomodo, e non tanto per le
                           voci diffuse ad arte sulla sua presunta esuberanza sessuale oppure perché ella
                           avrebbe avuto, o almeno così si voleva far credere, l’ardire di tramare contro
                           il potere imperiale cercando l’alleanza con Avidio Cassio, quanto piuttosto
                           per quello che la sua presenza ingombrante poteva rappresentare a corte e al
                           fianco  dell’imperatore.  Una  ‘solita’  congiura  di  palazzo  a  Roma  avrebbe
                           certamente  potuto  destare  molti  sospetti  sulla  responsabilità  della  dipartita
                           dell’imperatrice, mentre una morte presumibilmente causata da una malattia
                           assai diffusa fra le élites, come la gotta, magari aggravata anche dallo sfini-
                           mento di un lungo viaggio, sarebbe certamente apparsa una causa di morte
                           più che plausibile. Insomma, per il malinconico e depresso imperatore Mar-
                           co Aurelio – un ‘fantoccio’, come egli stesso si autodefiniva, o persino un
                           oppiomane come qualche studioso moderno lo ha considerato –, tenuto sotto
                           stretto controllo farmacologico dal potentissimo archiatra Galeno, che quoti-
                           dianamente  gli  faceva  somministrare  la  θηριακή  a  base  d’oppio,  sarebbe
                           stato più semplice recitare alla perfezione la parte del coniuge inappuntabile,
                           per un verso rifiutandosi platealmente di prendere visione dei documenti che
                           avrebbero inchiodato  la  consorte  alle  sue  responsabilità  e  per  un  altro  co-
                           prendo la moglie di onori post mortem.
                             Se è assolutamente condivisibile quanto sostenuto da Galimberti a propo-
                           sito del Galeno autore del De indolentia, il quale da un canto avrebbe as-
                           sunto «in toto il punto di vista del senato che, all’indomani della morte del
                           tiranno [Commodo], ne aveva decretato la damnatio memoriae», e dall’altro
                           avrebbe risentito della «tradizione elogiativa su Marco, che identificava in
                           lui il principe modello, motivo questo che si ritrova abbondantemente nella
                           tradizione senatoria (in primis in Cassio Dione e poi nella HA) ma anche in
                                    131
                           Erodiano» , è d’altro canto innegabile che l’eliminazione fisica di Faustina
                           assolvesse comunque al duplice scopo di tutelare l’immagine pubblica posi-
                           tiva del marito e giustificare quella negativa del figlio Commodo.
                             I tratti caratteriali di Marco possono aiutare a comprendere come la sua
                           personalità malata potesse al limite tollerare i tradimenti extraconiugali della
                           moglie – reali o inventati – e persino fingere di sopportare il patto segreto,
                           vero o piuttosto presunto, stretto da quest’ultima con Avidio Cassio; il reale
                           fattore di stress deve invece essere individuato nel rapporto ‘morboso’ – di
                           dominante-sottomesso – instaurato con il suo mentore, Erode Attico, il quale
                           si era affrettato per un verso a prendere le distanze dal ribelle ma per un altro
                           a stigmatizzare il comportamento dell’imperatrice in presenza di testimoni,


                             131  GALIMBERTI, 2014, p. 23, 140; ARENA, 2021, p. 190, 195-196.
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