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so Erode – che fanno quasi da contraltare alla corrispondenza fra Marco e
Faustina riportata dalla Historia Augusta.
L’iniziazione ai misteri è ricordata poi tanto da Cassio Dione quanto dalla
Historia Augusta in stretta e certamente non casuale relazione nel primo caso
con gli onori tributati da Marco a Faustina e nel secondo sempre con gli ono-
ri tributati all’imperatrice ma anche con il ‘dolore’ dell’imperatore per la
sorte toccata a Cassio. Come si vede, ancora una volta una fonte non esclude
l’altra, perché Cassio Dione stabilisce una stringente relazione tra la perma-
nenza ad Atene e il conferimento delle cattedre («dopo essere giunto ad Ate-
ne e dopo essere stato iniziato ai misteri, Marco non solo attribuì degli onori
agli Ateniesi, ma nella città dispose, a beneficio di chiunque, dei maestri
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d’ogni disciplina stipendiati annualmente») che noi sappiamo essere stato
appannaggio di Erode Attico, mentre la Historia Augusta pone in stretta re-
lazione il medesimo soggiorno nella città greca con la necessità imprescindi-
bile di Marco di far mostra della propria innocentia («ristabilito l’ordine
nella situazione orientale, si fermò ad Atene, dove, per dimostrare la propria
purezza da qualsiasi colpa [ut se innocentem probaret], si fece iniziare ai mi-
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steri di Cerere ed entrò da solo nel sacrario») . Subito dopo la morte di
Faustina, Marco Aurelio si recò infatti con Commodo ad Atene dove si ri-
congiunse con l’antico precettore, rinsaldò il suo rapporto, si fece iniziare,
come si è visto, ai misteri eleusini e conferì un prestigioso incarico a Erode
connesso con l’assegnazione delle cattedre di retorica nella città greca.
L’evento, anche se avvenuto soltanto al rientro dall’area orientale, è prean-
nunciato in effetti già nella biografia filostratea di Erode Attico:
l’inizio della lettera era: ‘salve, mio caro Erode’. Dopo aver parlato dei quar-
tieri militari invernali, in cui allora si trovava, e compianto la moglie mortagli
da poco (καὶ τὴν γυναῖκα ὀλοφυράμενος ἄρτι αὐτῷ τεθνεῶσαν), e fatto qual-
che accenno anche alla sua debolezza fisica, scrisse quanto segue: ‘ti auguro
di stare in salute e di pensare a me come a una persona benevola nei tuoi con-
fronti, e di non credere di ricevere un torto se, una volta scoperto il cattivo
comportamento di alcuni dei tuoi liberti, ho dato loro una punizione quanto
più mite possibile. Per questo motivo, dunque, non essere adirato con me, e
se ti ho arrecato o continuo ad arrecarti qualche sofferenza, chiedimene ra-
gione nel tempio di Atena, in città, durante i misteri. Avevo fatto voto, nel
momento in cui la guerra divampava maggiormente, di iniziarmi anche ai mi-
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steri; che ciò avvenga e tu sia la mia guida’ .
106 Dio Cass., 71.31.3.
107 HA Marc. 27.1.
108 Philostr., VS 2.1.562-563.