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MARCO AURELIO CON FAUSTINA MINORE NEL CUORE DELL’ANATOLIAa185
presunta innocenza potrebbe esistere una relazione di causa-effetto? O me-
glio, i dubbi sulla lealtà politica di Faustina nei confronti dell’imperatore –
non certo sulla fedeltà coniugale nei riguardi del marito – potrebbero essere
stati messi in circolazione proprio allo scopo di giustificarne la repentina
scomparsa? Si tratterebbe, insomma, di procedere seguendo un pensiero di-
vergente, rinunciando a ‘scegliere’ una versione – aprioristicamente colpe-
volista o innocentista – e analizzando le circostanze e le possibili cause del
decesso dell’Augusta; in altre parole, si potrebbe tentare di cogliere
nell’improvvisa sparizione di Faustina taluni aspetti psicologici propri della
personalità di Marco, comunque strettamente intrecciati con le motivazioni
politiche, insomma quelle medesime ragioni che in fondo stanno alla base
del dossier costituito dalla corrispondenza fra Marco e Faustina. Anche sotto
questo aspetto il problema non ci sembra in genere posto correttamente, per-
ché a poco giova stabilire se lo scambio epistolare sia autentico o apocrifo,
mentre molto serve valutare perché e da chi fu avvertita l’esigenza di creare
‘fisicamente’ un carteggio che contenesse una falsa corrispondenza fra i due
coniugi. In altre parole, propendiamo a ritenere, in sintonia con Baldini, che
lo scambio epistolare non avvenne mai realmente, ma le missive false furono
effettivamente scritte e fatte circolare per rendere credibile presso l’opinione
pubblica che la coppia imperiale vivesse in perfetta concordia e armonia di
intenti. Ed ecco che, riconsiderate in questa prospettiva, tanto le notizie di
Cassio Dione quanto quelle della Historia Augusta – talvolta integrabili a
vicenda, ma, più spesso, almeno all’apparenza, completamente divergenti –
trasmettono la sensazione complessiva di un vacuum informativo, quasi che
mancasse un giunto di raccordo essenziale fra queste due testimonianze, le
quali a tratti paiono appena disvelare e a tratti sembrano soltanto alludere a
una ‘responsabilità’ personale dell’imperatore nella subitanea ed enigmatica
dipartita della consorte.
Un ‘tassello’ mancante, forse, potrebbe ravvisarsi in un’altra fonte lettera-
ria, non storiografica ma di ambito medico-scientifico, ossia il De praeco-
gnitione redatto nel 177 o nel 178 da Galeno. Costui, nella veste di archiatra
imperiale, si occupò della salute del giovanissimo Commodo, il quale all’età
di circa 8-11 anni o, al massimo, 14, quindi o nel 169-172 oppure proprio nel
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cruciale 175 d.C. , fu affetto da una febbre implacabile e da una tonsillite e
venne curato dagli altri medici di corte con un rimedio stomatico troppo ag-
gressivo per un fanciullo, almeno a giudizio di Galeno. Il Pergameno som-
ministrò invece al giovane principe una soluzione di miele e decotto di rose
e, al terzo giorno, scomparsa la febbre, gli prescrisse un bagno e cibi adatti
alla condizione del paziente. Visto l’effetto benefico della terapia, Ἀνία
41 GOUREVITCH, 2001, p. 52.