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L’ATENE DI LUCIO VERO E MARCO AURELIO TRA RIVALITÀ PERSONALI E TENSIONI SOCIALIa159
extracittadina. L’apertura ai figli dei maggiorenti di altri centri dell’Oriente
ellenistico-romano fece sì che il primo criterio di classificazione degli iscritti
fosse il possesso o meno della cittadinanza ateniese; significativo, in tal sen-
so, il caso dei Milesi, che rappresentando una comunità particolarmente po-
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polosa e ben riconoscibile venivano registrati separatamente . Ai non citta-
dini erano aperte anche le magistrature (compresa la gimnasiarchia), sebbene
essi abbiano sempre costituito una minoranza perlopiù destinata a ricoprire
gli uffici minori.
A potenziare il respiro, non solo locale, dell’istituto contribuì la riorga-
nizzazione di Adriano, che si mosse principalmente lungo due direttrici: da
un lato, la formalizzazione delle pratiche d’insegnamento, con la promozione
dei maestri al rango di funzionari a vita e il potenziamento dell’organico
(anche tramite il ripristino dei sei σωφρονισταί, almeno dal 139, e dei sei
ὑποσωφρονισταί deputati – come nel IV secolo a.C. – a vigilare sulla
εὐκοσμία dei giovani); dall’altro, l’apertura della scuola a un maggior nume-
ro di cittadini romani, alcuni dei quali anche di ordine equestre. Simili dispo-
sizioni denotano certamente il tentativo dell’imperatore di rilanciare
l’istituzione ginnasiale, rivitalizzandola nelle sue forme classiche; ma ne de-
nunciano, al contempo, forti difficoltà finanziarie, evidenti sia da specifici
provvedimenti di ordine economico (come ad esempio la promozione di al-
cuni interventi edilizi e il dono di una somma di denaro nel 131), sia
dall’ampliamento della base di reclutamento tanto degli efebi quanto dei loro
istruttori. Il significativo afflusso di stranieri, con i Milesi in testa (almeno
sino all’inizio del principato di Marco Aurelio e Lucio Vero), e
l’integrazione degli apatridi nelle tribù manifestano una strutturale debolezza
del corpo civico ateniese, non più in grado di garantire un numero consi-
stente di effettivi e soprattutto di farsi carico dei costi della gimnasiarchia
(non a caso, appositamente beneficata da Adriano con la creazione di un
fondo di finanziamento speciale). L’imperatore tentò indubbiamente di favo-
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rire la partecipazione degli Ateniesi, distinguendoli come πρωτεγγράφοι ,
ma questo non bastò ad invertire una ben chiara linea di tendenza, che faci-
litò l’ingresso nelle strutture ginnasiali di membri sia privi di cittadinanza
ateniese sia di varia appartenenza sociale. Soprattutto la creazione di uffici
minori all’interno del ginnasio, infatti, ebbe l’effetto non solo di rafforzare
l’influenza di alcune famiglie, ma anche, tenendo conto dei legami di clien-
tela e di parentela, di promuovere gruppi di origine straniera e persino di
36 BASLEZ, 1989, p. 24-30.
37 Così veniva probabilmente designato il gruppo di efebi cui il cosmeta desiderava attri-
buire un onore particolare, in opposizione agli altri (gli ἐπεγγράφοι, cioè ‘iscritti di seguito’):
PERRIN-SAMINADAYAR, 2004, p. 98-99 (con bibliografia).