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164aLAURA MECELLA

                             Tale linea di tendenza venne ripresa e rafforzata, di lì a poco, in una lette-
                           ra agli Ateniesi, sotto forma di editto, che se da un lato segnò la riconcilia-
                           zione con Attico – conseguenza evidente dell’usurpazione di Avidio Cassio
                           e della necessità di garantirsi la fedeltà del potente magnate in un frangente
                           così incerto –, dall’altro sancì in senso conservatore l’orientamento di Marco
                           circa la riorganizzazione sociale e politica della città.
                             L’epistola, trasmessa da una corposa iscrizione giuntaci purtroppo fram-
                           mentaria, oltre a varie questioni di carattere giudiziario affronta il tema ca-
                                                                                           55
                           pitale dei criteri di eligibilità al Πανελλήνιον, all’Areopago e alla βουλή . Il
                           contesto è principalmente legato all’avanzamento sociale dei figli dei liberti:
                           alcuni di questi – tra i quali figuravano probabilmente anche membri della
                           casa di Attico, il padre di Erode – avevano iniziato a reclamare l’ingresso
                           nell’Areopago, sebbene da alcuni anni esso fosse riservato soltanto a coloro
                           che  avessero  potuto dimostrare  una  condizione  libera,  in  linea  paterna,  da
                           almeno  tre  generazioni.  Era  stato  Marco  a  fornire  queste  disposizioni  nel
                           165, quando in una prima lettera indirizzata agli Ateniesi aveva rivendicato,
                           per  l’ammissione  al  consiglio  dell’Areopago,  proprio  il  criterio  della
                           τριγονία (ovvero il completo riscatto dall’origine servile solo dalla terza ge-
                           nerazione); il provvedimento era stato emanato anche a nome di Lucio Vero,
                           ma  è  evidente,  sia  dall’uso  verbale  della  prima  persona  singolare  (l.  59:
                           ἐπειράθην), sia dal rammarico con cui viene rievocato nel testo del 174/5,
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                           che esso rispondeva prioritariamente alle convinzioni del senior Augustus .
                           Che tuttavia il tentativo si fosse rivelato vano lo dimostrano diversi casi di
                           fortunati avanzamenti sociali non solo tra i discendenti degli affrancati, ma
                           persino tra coloro che per primi, nell’ambito della propria famiglia, avevano
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                           ottenuto la manomissione .
                             Nel 174/5, l’imperatore si trovò dunque costretto a retrocedere in parte
                           dalle proprie posizioni, espellendo soltanto i liberti e consentendo la riam-
                           missione di coloro che erano stati destituiti a causa della regola precedente-
                           mente imposta (compresi i figli dei liberti stessi); venivano inoltre ammessi
                           al prestigioso consesso, da questo momento in poi, i nati da madre e padre
                           liberi, senza vincoli sugli altri ascendenti. Solo per gli Areopagiti eletti al


                           la cui posizione sarebbe uscita assai rafforzata dal processo: ma vd. le considerazioni svolte
                                                                     2
                           infra); TOBIN, 1997, p. 1-3, 36-40, 285-294; BIRLEY, 2000 , p. 180-181; ROSSIGNOL, 2020, p.
                           367-371. Una lettura diversa della vicenda, del soggiorno ateniese di Marco (infra) e del rap-
                           porto tra questi ed Erode Attico è fornita nel contributo di G. Arena nel presente volume.
                             55   EM  13366,  su  cui  vd.  OLIVER,  1970,  p.  1-65  e  OLIVER,  1989,  n.  184,  p.  366-388;
                           KENNELL,  1997  (pur  con  alcuni  punti  di  dissenso  nei  confronti  dei  suoi  predecessori);
                           ROSSIGNOL, 2020, p. 371-383. Per la ricostruzione del testo epigrafico cfr. anche JONES, 1971
                           e FOLLET, 1979.
                             56  OLIVER, 1989, n. 173, p. 355-357, di cui seguo l’interpretazione.
                             57  BASLEZ, 1989, p. 32.
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