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L’ATENE DI LUCIO VERO E MARCO AURELIO TRA RIVALITÀ PERSONALI E TENSIONI SOCIALIa165

                           Πανελλήνιον avrebbe continuato a valere il criterio delle tre generazioni. Per
                           ciò che concerne la βουλή, l’imperatore confermò inoltre che potessero esse-
                           re accolti tutti i liberi, anche se figli di liberti. Infine, Marco intervenne sia
                           nelle dispute sorte intorno ai criteri di designazione di alcuni sacerdozi, ve-
                           rosimilmente legate alla rivalità di alcuni clan con l’entourage di Erode, sia
                           nelle contese relative a certe disposizioni testamentarie rivendicate dal sofi-
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                           sta, che ancora una volta ne uscì sconfitto .
                             Nel complesso, le decisioni sembrarono decretare il successo degli ‘Ate-
                           niesi’, termine collettivo in cui è facilmente distinguibile la fazione ostile ad
                           Erode e ad alcuni dei nuovi cittadini, cui significativamente non era estranea
                           la gens Quintilia allora a capo della provincia; la vittoria fu tuttavia assai
                           parziale e non bastò a sanare le profonde lacerazioni che attraversavano il
                           corpo civico. La vicenda documenta infatti con chiarezza quel radicato disa-
                           gio  economico  che  a  molti  ingenui  impediva  ormai  l’accesso  alle cariche
                           pubbliche,  e  che  aveva  indotto  sia  Adriano  che  Lucio  Vero  ad  introdurre
                           criteri meno restrittivi nella selezione dei candidati. Il tema era all’ordine del
                           giorno già nel decennio precedente, come dimostrano il primo intervento di
                           Marco del 165 e il dialogo lucianeo Il parlamento degli dèi, dove la finzione
                           narrativa – l’istituzione di un tribunale dell’Olimpo chiamato ad accertare la
                           legittimità di ciascuno a far parte della divina assemblea, con la conseguente
                           espulsione  degli  intrusi  –  costituisce  la  scoperta  parodia  del  dibattito  con-
                           temporaneo  intorno  al  pieno  diritto  di  cittadinanza  e  all’ammissione  negli
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                           organi della πόλις . Nonostante i desiderata di Marco e di parte del notabi-
                           lato ateniese, restava impossibile ignorare la forza di pressione di quei ceti
                           che, dopo la scalata del periodo precedente, reclamavano con vigore la tutela
                           delle posizioni raggiunte; in tale contesto, pur dopo lo scacco del processo di
                           Sirmio,  Erode  Attico  continuava  ad  avere  dalla  sua  non  solo  un’immensa
                           ricchezza, ma anche l’appoggio di quelle larghe clientele il cui potenziale,
                                                                               60
                           umano ed economico, non poteva essere trascurato del tutto .

                             58  TOBIN, 1997, p. 40-46; MAROTTA, 2023, p. 110-112 (a proposito delle disposizioni di
                           Marco relative a coloro che erano in possesso della cittadinanza romana). Tende a ridimen-
                           sionare  il  coinvolgimento  di  Erode  nelle  controversie  giudiziarie  menzionate  nel  testo
                           AMELING, 1983, I, p. 149 e II, p. 182-205. Comunque è certo che proprio ad alcuni dei liberti
                           di  Erode  Marco  abbia  assegnato  una  punizione  dopo  il  processo  di  Sirmio:  Philostr.,  VS
                           2.1.561-562.
                             59  OLIVER, 1980; KENNELL, 1997, p. 355-356; più scettico sulla diretta associazione tra il
                           dialogo e la situazione ateniese del 165 si era invece mostrato JONES, 1986, p. 38-39.
                             60  In realtà, come ha ben messo in luce PLACIDO SUAREZ, 1988-1989, p. 144-159, non tutti
                           i liberti erano favorevoli ad Erode: «Marco si imbatte in una contraddizione, con la necessità
                           di ammettere la promozione dei liberti difesa da coloro che attaccano i liberti di Erode Attico.
                           È necessario considerare la possibile esistenza di differenze tra i primi liberti e gli altri» (ibid.,
                           p. 153). Vi sarebbero stati, cioè, liberti di Erode a lui ostili (forse a causa della questione del
                           mancato riconoscimento del testamento di Attico, il padre di Erode) e pronti ad allearsi alla
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