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L’ATENE DI LUCIO VERO E MARCO AURELIO TRA RIVALITÀ PERSONALI E TENSIONI SOCIALIa167
Con l’innalzamento dei requisiti d’accesso al consiglio dell’Areopago e
alla βουλή – che regolava la vita cittadina e sorvegliava l’attività del δῆμος
riunito nell’ἐκκλησία –, e l’istituzione di un nuovo organo di controllo, Mar-
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co avviava un riassetto istituzionale d’impronta ‘sillana’ : una virata con-
servatrice spiegabile solo parzialmente con lo shock del tradimento di Cas-
sio. Non solo perché Atene e, più in generale, l’inerme Achaia non sembrano
aver risposto all’appello dell’usurpatore (Erode stesso non si era unito al ri-
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belle, che anzi aveva accusato di follia ), ma soprattutto perché le linee pro-
grammatiche del disegno costituzionale di Marco appaiono ben distinguibili
prima del 176. Esse possono essere ricondotte a due direttrici principali: il
ripristino di una netta gerarchizzazione sociale, con la drastica frenata delle
ambizioni di quelle categorie emergenti (efebi e liberti) che si erano rese
protagoniste del grande dinamismo dell’età di Erode e Lucio Vero; e il ser-
rato dirigismo, sia da parte dell’oligarchia locale (con la ἱερὰ γερουσία) che
del potere centrale (con la nomina imperiale dei professori di sofistica e di
filosofia), sulle attività culturali pubbliche, con conseguenze evidenti per la
formazione politica dei cittadini.
Se già Adriano aveva manifestato la necessità di una stretta sull’autonomia
cittadina ateniese – con la riduzione del numero dei βουλευταί da 600 a 500 e
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una più attenta supervisione sulle pratiche economiche –, è pur vero che
Come sottolinea ancora GROSSO, 1964, p. 531: «l’imperatore poteva disporre di questa assem-
blea religiosa che aveva funzioni, oggi diremmo, di pilota, nella vita politica della provincia.
Solo così si può giustificare il suo interesse per questa associazione, all’amministrazione dei cui
beni patrimoniali era direttamente impegnato un suo stesso procuratore».
66 Atene aveva pagato a caro prezzo la propria adesione alla causa mitridatica, e non solo
per la distruzione di buona parte della città e la brutale spoliazione di opere d’arte attuate dalle
armate sillane (cfr. DAY, 1942, p. 120-176 principalmente per il quadro economico, di cui si
fornisce un’analisi equilibrata e aliena da catastrofismi; HOFF, 1997; WORTHINGTON, 2021, p.
195-230). Pur mantenendo, salvo un brevissimo intervallo, lo statuto di civitas libera et foede-
rata, essa vide mutare la propria costituzione in senso marcatamente oligarchico: Silla raffor-
zò le prerogative dell’Areopago e della βουλή a scapito di quelle dell’ἐκκλησία (le cui fun-
zioni vennero poi ulteriormente ridotte da Augusto: Cass. Dio, 51.2.1), rese elettivo e non
reiterabile l’arcontato, e concentrò l’effettivo potere esecutivo nelle mani dello stratego degli
opliti e dell’araldo del consiglio dell’Areopago; in più, impose un controllo molto rigido
sull’accesso alle cariche pubbliche, basato non soltanto sul censo ma anche su un’elevata
estrazione sociale (εὐγένεια) garantita dall’appartenenza a una delle tribù clisteniche e post-
clisteniche (OLIVER, 1968, p. 23-24; per la regola – non priva di eccezioni – della rotazione
tra le diverse tribù che disciplinava l’accesso ad alcune cariche pubbliche vd. FOLLET, 1976,
p. 295-315, in particolare p. 299: «s’il existe un cycle de rotation tribale à l’époque impériale,
il faut le chercher, non du côté des charges majeures comme l’archontat, mais dans le fonc-
tionnement plus administratif que politique d’organes tels que le secrétariat de prytanie»).
Sull’Atene sillana e post-sillana vd. GEAGAN, 1979, p. 374-389.
67 Philostr., VS 2.1.563.
68 Nonostante il prestigio del loro promotore, gli interventi adrianei restano poco noti. Eu-
sebio parla di un ritorno alle leggi di Dracone e Solone (Chron. ad CCXXV Olymp. [198 h