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166aLAURA MECELLA
Non a caso, la necessità dell’imperatore di appianare i contrasti con il
grande magnate emerge con chiarezza dalla chiusa dell’editto, dove gli Ate-
niesi venivano caldamente invitati a riconciliarsi con lui, nel frattempo riti-
ratosi in volontario esilio ad Orico. La rinnovata concordia tra l’imperatore
ed Erode ebbe effetti immediati sul piano culturale: rientrato trionfalmente
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ad Atene nel 175 , egli fu subito in grado di riportare nell’alveo della pro-
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pria scuola l’ambita cattedra di sofistica , e di porsi verosimilmente come
mistagogo, l’anno successivo, dell’iniziazione ai misteri di Marco e di Com-
modo, di passaggio in Attica nel corso del viaggio in Oriente seguìto
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all’usurpazione di Cassio .
Se dunque la primazia del retore nella propria città venne indiscutibil-
mente, e definitivamente, ristabilita, non mutarono però le convinzioni
dell’imperatore circa la necessità di «mettere ordine in un contesto percepito
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come pericoloso per l’‘ordine romano’» . Marco approfittò infatti del sog-
giorno ateniese per avviare una serie di riforme in seguito perfezionate da
Commodo: il consiglio dell’Areopago fu prima posto sotto il diretto con-
trollo dell’aristocrazia e poi rafforzato nelle proprie prerogative, mentre una
neonata ἱερὰ γερουσία – composta da 400 uomini selezionati sulla base
dell’età e della ricchezza – fu chiamata a sostenere con le finanze dei suoi
membri tutte le attività di formazione e le manifestazioni religiose (come le
feste, le scuole e il culto imperiale), ponendosi dunque come ente d’indirizzo
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e vigilanza dell’intera vita culturale cittadina .
fazione degli ‘Ateniesi’, e liberti della sua stessa casa invece protetti e sostenuti dal magnate:
si sarebbe così creata la situazione paradossale per cui sarebbe stato proprio «il tipo di atenie-
se favorito dalle innovazioni di Lucio Vero quello che diventerà persecutore di Erode Attico»
(ibid., p. 157). Secondo lo studioso, l’allargamento della base di finanziamento delle liturgie,
attuata attraverso l’apertura dell’Areopago a nuove categorie di cittadini, avrebbe minato il
monopolio evergetico di Erode Attico, che dunque non sarebbe stato del tutto favorevole a un
tale processo; se questo è plausibile, resta fermo, tuttavia, che Erode stesso – sostenuto da Lu-
cio Vero – aveva promosso l’avanzamento sociale di alcuni membri del proprio οἶκος e che in
generale l’atteggiamento di Marco, a prescindere dalle spaccature interne al corpo civico ate-
niese, è molto chiaro nel biasimare la generale ascesa delle famiglie libertine: mi sembra dun-
que che resti valida una contrapposizione, perlomeno sul piano ideologico, tra le posizioni di
Lucio Vero ed Erode Attico e quelle di Marco, al di là delle inimicizie personali di Erode e
della necessità di Marco di piegarsi alle esigenze economiche della città.
61 Sull’epilogo del documento cfr. in particolare CORTASSA, 1985.
62 Questa venne assegnata ad Adriano di Tiro, su cui vd. Philostr., VS 2.10; DI BRANCO,
2006, p. 16-18.
63 Sull’iniziazione di Marco ai misteri cfr. I.Eleusis 502; Philostr., VS 2.1.563 e 2.10.588;
HA Marc. 27.1; CLINTON, 1989 b, p. 1530-1532 e CLINTON, 2008, p. 375-376; TOBIN, 1997,
p. 46-47; ROSSIGNOL, 2020, p. 439-444.
64 DI BRANCO, 2006, p. 12.
65 FOLLET, 1976, p. 140-141; GEAGAN, 1979, p. 402-404; OLIVER, 1970, p. 84-91 e OLIVER,
1989, n. 193-203, p. 401-413; MITROPOULOS, 2022, p. 146-148, e ibid., p. 148-152 per lo stretto
legame tra Commodo e la Grecia; sul tema in particolare cfr. anche GROSSO, 1964, p. 526-536.