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158aLAURA MECELLA

                           adottivo, non è escluso che ad alimentarla abbia concorso anche  l’ostilità,
                           condivisa sia dal ceto senatorio che dai più modesti notabilati provinciali, nei
                           confronti di un imperatore che manifestamente tentò di sostenere una certa
                           mobilità sociale.
                             La Historia Augusta è infatti esplicita nel ricordare il favore di Lucio per
                           il ceto libertino, menzionando anche coloro che acquisirono particolare pre-
                           minenza: Gemino, Agaclito (cui l’imperatore diede in sposa la vedova di un
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                           cugino  di  primo  grado  di  Marco,  Libone ),  Cede  ed  Ecletto.  A  parte
                           quest’ultimo – il futuro assassino di Commodo – essi restano per noi figure
                           oscure, anche perché Marco, alla scomparsa del collega, si affrettò a liberar-
                           sene; ma è evidente che l’insistenza dell’Anonimo denota la fortuna di una
                           tradizione  che  con  sdegno  collegava  il  più  giovane  principe  all’ascesa
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                           d’individui di bassa e discutibile estrazione . È stato merito di Oliver aver
                           saputo cogliere gli effetti di questa attitudine nello specifico contesto atenie-
                           se: attraverso un’attenta analisi degli statuti cittadini, lo studioso ha rilevato
                           come Lucio, negli anni della sua fortunata campagna militare, abbia favorito,
                           tanto nella capitale attica quanto in altri centri dell’Oriente romano, la pro-
                                                                                 34
                           mozione ad alti incarichi locali dei figli e dei nipoti dei liberti .
                             In  quest’ambito,  una  particolare  attenzione  sembra  esser  stata  riservata
                           alla composizione dell’efebia. In età imperiale, essa si era trasformata in una
                           sorta di scuola superiore volta alla preparazione di uomini politici, letterati e
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                           atleti,  sebbene  non  mancasse  un  addestramento  militare  di  base :  ad  ac-
                           cedervi erano soprattutto i rampolli delle élites, sia di origine ateniese che


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                             32  CHAUSSON, 2003, p. 107-108; PIR  I, A  452, p. 76.
                             33  HA Ver. 9.3-6. Di Gemino la HA Vita Marci (2.2) ricorda l’abilità nell’arte scenica;
                           Agaclito viene accusato dall’Anonimo di aver tradito Vero, avendo rivelato a Marco un com-
                           plotto ordito da quello insieme alla sorella Fabia (HA Ver. 10.4-5). Cfr. anche HA Ver. 8.6:
                           reversus e Parthico bello minore circa fratrem cultu fuit Verus; nam et libertis inhonestius
                           indulsit et multa sine fratre disposuit; 8.8: ipse ingenti luxuria debacchatus est cum libertis
                           suis et amicis paribus …; HA Marc. 15.2: multum sane potuerunt liberti sub Marco et Vero
                           Geminus et Agaclytus. Si può aggiungere un passo dei Pensieri di Marco Aurelio (8.37), in
                           cui l’imperatore ricorda il pianto dei liberti sulla tomba del fratello. Sull’evanescenza di questi
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                           personaggi cfr. PFLAUM, 1976, p. 184; per Ecletto vd. PIR  III 2, E 3, p. 67.
                             34  OLIVER, 1970, p. 72-84 (sebbene la cronologia della prima lettera imperiale agli Ateniesi
                           sia stata poi rivista nei successivi studi: sul tema vd. infra, § 3). È vero che, come puntualizzato
                           da STANTON, 1975, p. 492, nessuna fonte menziona esplicitamente interventi di Lucio in favore
                           dei liberti, ma la documentazione raccolta da BASLEZ, 1989, p. 31-32 circa la loro partecipazione
                           all’efebia, «une étape de leur infiltration dans la vie civique», testimonia una ben precisa dina-
                           mica sociale che certamente non fu  promossa da Marco (sul punto  si vd. ancora infra, § 3);
                           d’altro canto, l’ipotesi alternativa proposta da Stanton – un processo tutto interno alla città di
                           Atene senza alcun intervento imperiale – resta speculativa tanto quanto la precedente.
                             35  WIEMER, 2011; KENNELL, 2009; KENNELL, 2022, p. 17 (e ibid., p. 14-19 sugli aspetti
                           culturali dell’efebia ateniese d’età imperiale, in gran parte incentrati sulla memoria delle guer-
                           re persiane).
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