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La sostenibilità sociale. Spunti di riflessione per un inquadramento 41
tessuto sociale. In tale prospettiva, le differenze devono però essere gestite
affinché possano coesistere senza annullarsi e affinché, più specificatamente,
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possano essere valorizzate e accettate .
Il tema della coesione sociale, tuttavia, solleva questioni problematiche di
non semplice risoluzione e necessita pertanto di essere precisato: se, infatti,
l’inclusione sociale si pone l’obiettivo di realizzare coesione, quest’ultima non
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può essere intesa nei termini di una omogeneizzazione . Indubbiamente, insita
nel concetto di inclusione vi è l’idea dell’intero, della possibilità di dare luogo
a un insieme – un tutto – omogeneo. La possibilità dell’inclusione procede in -
fatti dalla condivisione di specifiche caratteristiche e genera pertanto due ordini
di conseguenze: l’omogeneità del gruppo a cui dà vita e l’esclusione degli
elementi che non presentano le caratteristiche selezionate; si pone pertanto
secondo una modalità per la quale «l’inclusivo si rivela allo stesso tempo, e
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inversamente, esclusivo» .
La scommessa dell’inclusione sociale consiste invece nel mettere in atto
meccanismi in grado di disinnescare questa dinamica oppositiva. Più
propriamente, l’omogeneizzazione non solo viene espunta in un ordine sociale
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inclusivo, ma resa impossibile : una impossibilità che dipende dal modo di
intendere il concetto di identità, e più specificatamente, di identità sociale.
Tuttavia, come è stato rilevato da Sen, «l’identità può essere un affaccenda
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complicata» : il concetto di identità manifesta infatti alcune peculiarità che
necessitano di essere considerate. Sembra allora opportuno soffermarsi, seppur
brevemente, su tale concetto.
Nel linguaggio ordinario, “identità” significa “uguale a se stesso” e implica
dunque una relazione di medesimezza (cfr. Treccani); si può allora rilevare come
l’identità individuale esprima l’unicità e l’irripetibilità di un determinato
soggetto, e parimenti, l’identità collettiva indichi un gruppo unico e distinto da
120 Sulla necessità di disinnescare modalità oppositive che rischierebbero di tradursi
in discriminazione, si vedano in particolare le considerazioni di M. Ricca, Dike meticcia,
cit., p. 250 e seg.
121 Come già rilevato, si tratta in altri termini di capire «come valorizzare le differenze
in un quadro che rimanga segnato dall’universalità» S. Rodotà, Repertorio di fine secolo,
Laterza, Roma-Bari, 1992, p. 62.
122 Così F. Jullien, L’identità culturale non esiste: ma noi difendiamo le risorse di una
cultura, tr. it., Einaudi, Torino, 2018, p. 11.
123 Tale impossibilità è rilevata da M. Ricca, Culture interdette. Modernità, migra -
zioni, diritto interculturale, Bollati Boringhieri, Torino, 2013, p. 297.
124 A. Sen, Identità e violenza, tr. it., Laterza, Roma-Bari, 2008, p. VII.
125 Sul carattere “equivoco” del termine, cfr. F. Remotti (a cura di), Sull’identità,
Raf faello Cortina Editore, Milano, 2021.