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88aPATRIZIA ARENA

                           Veiento e M. Acilius Glabrio padre vi sono citati. Del consilium, non men-
                           zionati da Giovenale, facevano parte anche L. Iunius Ursus, T. Aurelius Ful-
                           vus, Rutilius Gallicus, Sex. Iulius Frontinus che, come ricordato sopra, erano
                           sostenitori di Domitia e nella villa di Albano dovettero essere convocati, in-
                           vitati e risiedere in diverse altre occasioni nel corso del principato domizia-
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                           neo . La frequentazione dell’Albanum da parte di membri della corte e del
                           consilium è comprovata dal fatto che sempre nella villa, il 22 luglio dell’82,
                           Domiziano dirimette con un rescritto una controversia tra Falerienses e Fir-
                           mani per la proprietà legale di terra statale, avvalendosi sempre del parere di
                           autorevoli membri dell’ordine senatorio ed equestre (adhibitis utriusque or-
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                           dinis splendidis viris) .
                             La presenza nella corte itinerante di adulatori, parassiti e delatori, è com-
                           provata. Un’ulteriore attività deprecabile cui Domiziano indulgeva, che nelle
                           fonti  è  collegata  all’Albana arx,  era  quella  di  ascoltare  le  accuse  segrete
                           mosse  dai  suoi  informatori  per  procedere  poi  alle  condanne.  Tacito,
                           nell’Agricola, vi fa riferimento:


                             Non vidit Agricola obsessam curiam et clausum  armis  senatum  et  eadem
                             strage tot consularium caedes, tot nobilissimarum feminarum exilia et fugas.
                             Una adhuc victoria Carus Mettius censebatur, et intra Albanam arcem sen-
                             tentia Messalini strepebat, et Massa Baebius etiam tum reus erat: mox no-
                             strae  duxere  Helvidium in carcerem manus, nos  Maurici  Rusticique  visus,
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                             nos innocenti sanguine Senecio perfudit .
                             Nel passo vengono citati gli uomini ritenuti da Tacito responsabili delle
                           accuse e dei processi contro illustri membri dell’aristocrazia con le relative
                           condanne, celebrati tra settembre e dicembre del 93, in cui svolsero comun-
                                                                                           81
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                           que un ruolo anche i patres: i delatori Mettius Carus  e Baebius Massa , e
                           Catullus Messalinus che in realtà non può essere considerato un vero e pro-
                           prio delatore perché furono le sue sententiae, i suoi pareri espressi in senato


                           Acilius aulae … Riguardo a questa riunione del  consilium cfr. MCDERMOTT, 1970, p. 133-
                           134; GALLIVAN, 1981, p. 210; VASSILEIOU, 1984, p. 27-68; JONES, 1992, p. 51-61; ECK, 2000,
                           p. 196-198.
                             77  Riguardo alla composizione del consilium di Domiziano e alla sua evoluzione nel corso
                           del tempo vd. CROOK, 1955; DEVREKER, 1977, p. 227-228; MORELLI, 2014, p. 101-102 nt. 140.
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                             78  CIL IX.5240 = FIRA I .75.
                             79  Tac., Agr. 45.1.
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                             80  PIR V 1, M 562, p. 276; probabilmente un senatore che aveva esercitato la sua attività
                           delatoria negli ultimi anni del regno di Domiziano contro Erennio Senecione (Plin., Ep. 1.5.3)
                           e Fannia (Plin., Ep. 7.19.5).
                             81  PIR  I, B 26, p. 348. Era un procuratore equestre ammesso in senato da Vespasiano gra-
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                           zie ai meriti acquisiti nella lotta contro i Vitelliani e alla fine condannato a morte per estorsio-
                           ne ai danni della Betica (Plin., Ep. 7.33).
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