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NERONE IN GRECIAa63
bile di Greci si recasse a Corinto il quarto giorno prima delle calende di di-
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cembre, il 28 novembre, appunto ; 2) il discorso pronunciato dall’imperatore
a Corinto; 3) il decreto proposto alla boule e al demos di Acrefia dal sommo
sacerdote imperiale, Epaminonda figlio di Epaminonda, decreto poi appro-
vato dalla città di Acrefia, con il quale si riferiva il contenuto del discorso, si
manifestava la gratitudine all’imperatore e si decidevano i modi con cui ono-
rarlo. La composizione del dossier epigrafico è evidentemente opera dello
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stesso Epaminonda .
Il discorso di Corinto è stato, oltre che declamato, anche scritto
dall’imperatore. Sarebbe difficile, d’altronde, credere che Nerone avrebbe po-
tuto accettare che il suo grande discorso ai Greci fosse composto da altri. Nel
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discorso, scritto in un greco non impeccabile e contaminato da latinismi , in-
contriamo espressioni nelle quali l’autocompiacimento dell’imperatore verso il
grande dono che sta facendo ai Greci si esprime con frasi umilianti nei con-
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fronti dell’uditorio . Per l’imperatore, infatti, la grandezza del proprio bene-
ficio è sminuita dalle condizioni attuali; avrebbe preferito concedere la li-
bertà, dono impensabile e inatteso (ἀπροσδόκητον δωρεάν, l. 9), quando la
Grecia era al culmine della grandezza (ἀκμαζούσης τῆς Ἑλλάδος, l. 17). Per-
sino allora, infatti, la libertà e l’immunità fiscale sarebbero stati un dono ec-
cezionale, poiché anche nei tempi più felici i Greci erano sempre stati schia-
vi o di stranieri o gli uni degli altri: λάβετ’ ἐλευθερίαν ἀνισφορίαν, ἣν οὐδ’
ἐν τοῖς εὐτυχεστάτοις ὑμῶν πάντες χρόνοις ἔσχετε· ἢ γὰρ ἀλλοτρίοις ἢ
ἀλλήλοις ἐδουλεύσατε (l. 14-16). Egli, perciò, rimprovera il tempo che ha
ridotto la grandezza del beneficio: διὸ καὶ μέμφομαι τὸν αἰῶνα προδα-
πανήσαντά μου τὸ μέγεθος τῆς χάριτος. L’imperatore elargisce il beneficio
non per compassione verso i Greci, ma per benevolenza (καὶ νῦν δὲ οὐ δι’
ἔλεον ὑμᾶς, ἀλλὰ δι’ εὔνοιαν εὐεργετῶ, l. 21-22) e contraccambia (ἀμείβομαι,
l. 22) i loro dèi che lo hanno sempre protetto. Gli dèi hanno reso possibile
all’imperatore compiere un atto mai realizzato da nessuno, poiché mentre
altri hanno liberato città, Nerone ha reso libera una provincia. È sostanziale
rimarcare qui la posa dell’imperatore all’atto della concessione. Superiore e
28 Cfr. l. 1: Αὐτοκράτωρ Καῖσαρ λέγει, e l. 5-6: τῇ πρὸ τεσσάρων Καλανδῶν Δεκεμβρίων.
29 Editio princeps e commento di HOLLEAUX, 1888. I documenti sono stati spesso riediti,
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tra cui da vedere Syll. 814 e IG VII.2713.I-II. OLIVER, 1989, n. 296 riproduce il solo discorso
di Nerone. Bibliografia recente in CAMPANILE, 2022, p. 171 nt. 11.
30 Vd. l’analisi di WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, 1902, p. 258-259; discussione in
CAMPANILE, 2022, p. 171-172.
31 Vd. già HOLLEAUX, 1888, p. 523: «L’empereur récite un dithyrambe à sa gloire et se
chante à lui-même un cantique d’actions de grâces; il s’attendrit sur son grand cœur,
s’émerveille de ses bontés. Pour les qualifier dignement il lui faut un luxe redondant de beaux
adjectifs tapageurs»; p. 525: «Néron, bienfaiteur dur, dans sa manie d’exaller ses bontés, hu-
milie étrangement ceux qu’il oblige. Il enveloppe ses grâces de vérités cruelles».