Page 60 - 3613-495-3 Mecella, Galimberti, Open A
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58aDOMITILLA CAMPANILE

                           tempo gli erano state inviate corone dalla Grecia per celebrare la sua abilità
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                           di citaredo . Non credo si debba mettere in dubbio quanto riporta Svetonio
                           sulla preferenza – naturalmente scandalosa agli occhi dei senatori – accor-
                           data agli inviati greci e ai privilegi loro concessi di ammissione e di acco-
                           glienza, così come non vi sono motivi per negare la veridicità del senso, se
                           non addirittura delle precise parole neroniane (Suet., Nero 22): solos scire
                           audire Graecos solosque se et studiis suis dignos ait, «solo i Greci sono ca-
                           paci di ascoltarmi, solo i Greci sono degni di me e della mia arte».
                             Il desiderio di esibirsi presso l’unico popolo in grado di apprezzare il vero
                           talento, di soggiornare in un luogo appropriato alla sua persona e soprattutto,
                           come  vedremo,  la  volontà  di  sperimentare  in  Grecia  una  rappresentazione
                           nuova della propria figura imperiale e della propria arte costituiscono ragioni
                           più che sufficienti per lo spostamento.
                             Lo scopo del viaggio non realizzava il desiderio di conoscere a fondo e
                           ammirare la culla dell’ellenismo, ma quello di presentarsi oggetto di visione
                           e ammirazione nel luogo più adatto a una tale epifania. Credo importante ri-
                           chiamare, in proposito, l’inizio della frase di Svetonio sopra citata (Nero 22):
                           nec contentus harum artium experimenta Romae dedisse, Achaiam, ut dixi-
                           mus, petit. A questi artium experimenta Nerone intendeva dedicarsi senza il
                           timore di fastidiosi giudizi o il peso del biasimo di esponenti del senato. Altri
                           motivi si possono aggiungere a quelli appena menzionati: non bisogna igno-
                           rare che i rapporti con la maggior parte dei senatori erano diventati insoste-
                           nibili. La scelta di delegare al liberto Claudio Helios il potere di condannare
                           a morte, mandare in esilio, sequestrare beni a cittadini comuni, cavalieri e
                           senatori senza informare preventivamente l’imperatore mostra un disprezzo
                           evidente nei confronti dei senatori e come tale fu recepito a Roma: l’impero
                                                                            14
                           era divenuto schiavo di due imperatori, Nerone e Helios .
                             In Grecia furono prese importanti decisioni senza consultare il senato, ac-
                           coglierne  proposte  o  raccomandazioni.  I  senatori  furono  tenuti  lontano  da
                           ogni processo decisionale e da ogni possibilità di influenzare le scelte, solo
                           chi  si  trovava  con  Nerone  poteva  contare  sulla  possibilità  di  un  contatto,
                           mentre a Roma Helios esercitava un forte controllo e pronunciava condanne
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                           contro senatori caduti in sospetto . Nerone scelse da solo i successori alle
                           cariche  rivestite  da  Corbulone  e  da  altre  vittime  della  congiura  viniciana,


                             13  Oltre al passo già citato di Suet., Nero 22, vd. Cass. Dio, 61.21.2, su cui BRADLEY,
                           1978 a, p. 138; POWER, 2010 dedica ampio spazio a Nerone e alla sua attività di citaredo. Vd.
                           anche ALCOCK, 1994 e LEIGH, 2017.
                             14  Cass. Dio, 63.12.2: Οὕτω μὲν δὴ τότε ἡ τῶν Ῥωμαίων ἀρχὴ δύο αὐτοκράτορσιν ἅμα
                           ἐδούλευσε, Νέρωνι καὶ Ἡλίῳ. Οὐδὲ ἔχω εἰπεῖν ὁπότερος αὐτῶν χείρων ἦν. Su Helios (PIR 2
                           IV 2, H 55, p. 59), liberto di Claudio vd. DRINKWATER, 2019, p. 228-231 e p. 380-381.
                             15  Cfr., per esempio, Cass. Dio, 63.18.2. Vd. BRADLEY, 1979 e OSGOOD, 2017, p. 44-46.
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