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NERONE IN GRECIAa57

                           stesso anno, prima, la scoperta nell’aprile del 65, poi, di una congiura matu-
                           rata in ambienti vicini alla corte, congiura che ambiva a mettere sul trono
                                                                                          9
                           Calpurnio Pisone, resero indispensabile la presenza di Nerone nell’Urbe .
                             Nel 66 la partenza per la Grecia non fu più rimandata: Nerone, insieme a
                           una parte della corte e a comites, tra cui il prefetto del pretorio Tigellino e i
                           senatori Cluvio Rufo e Tito Flavio Vespasiano, si allontanò da Roma alla fi-
                           ne del mese di settembre. Una conferma della data è fornita dai vota espressi
                           il 25 di questo mese dai Fratres Arvales che invocano gli dèi pro salute et
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                           reditu imperatoris Neronis Claudi Caesari . Neppure la scoperta della con-
                           giura detta viniciana trattenne a viaggio già iniziato l’imperatore in Italia. I
                           responsabili  furono  colpiti  immediatamente.  Tra  le  conseguenze  della  re-
                           pressione vi fu anche la successiva condanna a morte di Domizio Corbulone,
                           temuto generale e suocero di Annio Viniciano, il presunto responsabile di un
                           complotto che continua a mantenere molti aspetti oscuri. Corbulone fu con-
                           vocato in Grecia e condannato, ma prevenne l’esecuzione con il suicidio e
                           Nerone riuscì a liberarsi di un generale che poteva vantare grandi successi
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                           militari e la stima di molti senatori .
                             Se rimangono incerti i motivi che indussero Nerone nel 64 a rimandare la
                           partenza verso le regioni orientali, le cause del viaggio in Grecia avvenuto
                           due anni dopo risultano invece piuttosto chiare nelle fonti e permettono varie
                           riflessioni.  Conviene  in  primo  luogo  esaminare  un  passo  significativo  di
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                           Svetonio . Primeggiare a Roma nelle competizioni artistiche istituite dallo
                           stesso Nerone, misurarsi alla guida di quadrighe, presentarsi come attore tra-
                           gico inizialmente davanti a un numero limitato di spettatori, poi di fronte al
                           popolo romano si era rivelato insoddisfacente per l’imperatore che mirava al
                           riconoscimento di veri intenditori e alla vittoria in concorsi sacri istituiti da
                           secoli, quelli che si tenevano, appunto, in Grecia a intervalli regolari. Già da


                             9  Non è questo il luogo per discutere la congiura pisoniana, vd. però GRIFFIN, 1996 , p.
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                           166-170. Una prima discussione delle fonti in BARRETT, FANTHAM, YARDLEY, 2016, p. 190-
                           205; si veda anche PAGÁN, 2004, p. 72-87 e p. 150-154.
                             10  SCHEID, 1998, n. 30 fr. cef: VII K(alendas) Octobr(es).
                             11  Suet., Nero 36.1-2; per la congiura viniciana e l’assenza di compromissione nel com-
                           plotto da parte di Domizio Corbulone vd., con ampia bibliografia, VERVAET, 2002; importante
                           sulla  congiura  CAMODECA,  2009,  p.  390-396.  Su  alcune  emissioni  neroniane  celebranti  la
                           protezione della Securitas nei confronti dell’imperatore, protezione da correlare allo scampato
                           pericolo dalla congiura pisoniana e da quella viniciana, cfr. PERA, 2012, p. 353. Sempre da
                           vedere SYME, 1970 = 1979.
                             12  Suet., Nero 22.3: nec contentus harum artium experimenta Romae dedisse, Achaiam, ut
                           diximus, petit, hinc maxime motus. Instituerant civitates apud quas musici agones edi solent
                           omnes citharoedorum  coronas ad ipsum mittere.  Eas adeo grate recipiebat ut legatos qui
                           pertulissent, non modo primos admitteret sed etiam  familiaribus  epulis interponere. A
                           quibusdam ex his rogatus ut cantaret super cenam, exceptusque effusius, solos scire audire
                           Graecos solosque se et studiis suis dignos ait. Vd. ora RUSSO, 2022, p. 52.
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