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256aRICCARDO BERTOLAZZI
anche Cassio Dione annota che Severo «indagava ogni cosa, compreso ciò che
era stato nascosto con molta cura; era infatti il tipo di persona che non lasciava
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nulla di inesplorato, sia nelle cose umane sia in quelle divine» .
Dione annota, inoltre, che Severo si recò fino «alla zona di frontiera con
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l’Etiopia, dove non poté tuttavia entrare a causa di una pestilenza» . Questa
notizia indica che, dopo aver visitato il colosso di Memnone, l’imperatore ri-
salì ancora il corso del Nilo, raggiungendo la città di Syene (Assuan), posta
poco prima della Prima Cataratta. Questo era il limite dell’Egitto propriamente
detto, anche se la frontiera con il Regno di Kush (corrispondente all’incirca
all’odierno Sudan settentrionale) si trovava circa 100 km più a sud, nei pressi
di Pselchis (Dakka). Siccome la regione tra Syene e Pselchis, chiamata Dode-
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cascheno, era di norma considerata come geograficamente parte dell’Etiopia ,
dal passo di Dione si può desumere che Severo avesse intenzione di spingersi
fino all’estremo sud del territorio controllato da Roma.
Dato il carattere turistico del viaggio lungo il Nilo, pare verosimile che
Severo volesse recarsi nel Dodecascheno per proseguire con il programma di
visite ai monumenti antichi e, forse, anche con le requisizioni di libri magici
che, come visto sopra, caratterizzarono il suo soggiorno egiziano. Un’altra
possibilità (che non esclude necessariamente la prima) è che Severo volesse
ispezionare la frontiera meridionale. Un’iscrizione greca trascritta da Cosma
Indicopleuste nel VI secolo ad Adulis, circa 60 km a sud dell’odierna Mas-
saua, in Eritrea, e grosso modo databile tra la fine del II e l’inizio del III se-
colo, racconta che un sovrano di Axum il cui nome è andato purtroppo per-
duto intraprese una serie di campagne marittime e terrestri contro alcune po-
polazioni situate a nord e a est del suo regno (corrispondente all’incirca alle
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odierne Eritrea ed Etiopia) . L’iscrizione specifica, inoltre, che queste ini-
3.2 e 18.6; HA Alb. 7.1; HA Nig. 4.7-5.1), oltre che da altri autori (Cass. Dio, 76.7.3; Hdn.,
2.9.4; Aur. Vict., Caes. 20.22). Sulla questione, vd. RUBIN, 1980, p. 130, 133-136, 171-174,
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190-191; BIRLEY, 1999 , p. 203; WESTALL, BRENK, 2011, p. 394-407.
35 Cass. Dio, 76.13.2: ἐπολυπραγμόνησε πάντα καὶ τὰ πάνυ κεκρυμμένα: ἦν γὰρ οἷος
μηδὲν μήτε ἀνθρώπινον μήτε θεῖον ἀδιερεύνητον καταλιπεῖν.
36 Cass. Dio, 76.13.1: οὐ γὰρ ἠδυνήθη πρὸς τὰ τῆς Αἰθιοπίας μεθόρια διὰ λοιμώδη νόσον
ἐσβαλεῖν.
37 Come dimostra, tra l’altro, un passo di Elio Aristide (36.48; cfr. FHN III.230) – che si
recò in queste zone più o meno tra il 147 e il 149 –, dove, a proposito dell’isola di File (5 km
a sud di Syene), si legge: ἔστι δ’ αὓτη νῆσος μεθόριον Αἰγύπτου καὶ Αἰθιοπίας. La stessa de-
marcazione appare, comunque, già in Lucano a proposito dell’Egitto tolemaico (10.313: regni
claustra Philae). Sulla zona di confine tra l’impero e il regno meroitico, vd. le sintesi in
BUSSI, 2004, p. 701-704; TÖRÖK, 2009, p. 443-473 (sul periodo di Severo in particolare p.
465-466).
38 Cosm. Indic., 2.60-63 = OGIS 199 = SB V.8545 b = FHN III.234 = I.Éthiopie I.277 =
SEG XLII.1646 = SEG LIII.2015 = SEG LVI.2020 = SEG LIX.1903. Sulla datazione e i pro-
blemi interpretativi legati a questo testo, vd. la discussione in SPEIDEL, 2016.