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IMPERATORI SUL NILO: IL VIAGGIO DI SETTIMIO SEVERO IN EGITTOa255
Terminata la lunga sosta ad Alessandria, Severo si spinse verso l’interno
della provincia, risalendo il corso del Nilo. Sempre secondo l’Historia Augu-
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sta, l’imperatore fu a Menfi, dove visitò le piramidi e il Labirinto . Sicura-
mente vide anche la Grande Sfinge, visto che la piazza antistante questo fa-
moso monumento venne ripavimentata proprio in occasione della visita della
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famiglia imperiale . Sappiamo, poi, di una tappa a Tebe, dove Severo visitò
il colosso di Memnone, una grande statua facente parte del complesso fune-
rario del faraone Amenofi III (ma che la leggenda attribuiva al mitologico re
di Persia Memnone) divenuta famosa per i suoni simili a lamenti struggenti
che emetteva di primo mattino, quando i raggi del sole la riscaldavano dila-
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tando gli anfratti della roccia rovinata dal tempo . Diverse iscrizioni fatte
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incidere dalla poetessa Giulia Balbilla , che faceva parte del seguito
dell’Augusta Vibia Sabina durante il viaggio di Adriano, riferiscono che il
colosso era già stato visitato da questo imperatore, che anche in questa occa-
sione aveva fatto scolpire sul monumento dei versi di propria composizione,
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oggi purtroppo non più visibili . Non possiamo sapere se anche Severo abbia
voluto mettere la sua firma sul colosso (cosa che peraltro i visitatori antichi fa-
cevano spessissimo), ma possiamo comunque immaginarci il suo interesse,
visto che l’Historia Augusta annota che l’imperatore «esaminò attentamente
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(diligenter inspexit) tutti i luoghi che riuscì a vedere» . Vale la pena notare, a
questo proposito, che l’HA conosceva (anche se forse solo indirettamente)
un’autobiografia di Severo, e sembra pertanto probabile che dalla penna di
quest’ultimo provenga la notizia che «aveva trovato questo viaggio molto pia-
cevole … sia per l’antica storia di questo paese sia per aver visto animali e
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luoghi mai conosciuti prima» . Del resto, a proposito del viaggio in Egitto,
196-198; LICHTENBERGER, 2011, p. 113-120. Da notare, comunque, che Severo non sembra
aver dato a Serapide un risalto ufficiale (come farà, invece, Caracalla una volta divenuto uni-
co imperatore), visto che, durante il suo regno, il dio non compare nella monetazione impe-
riale, mentre in quella alessandrina lo si nota solo raramente. Cfr. VANEERDEWEGH, VAN
BOUWEL, 2020, p. 228-229.
28 HA Sev. 17.4.
29 IGR I.1113.
30 HA Sev. 17.4. Sull’infondata opinione, diffusa fra gli studiosi nel corso del Novecento,
che Severo avesse fatto restaurare la statua, ottenendone involontariamente il silenziamento,
vd. BOWERSOCK, 1984. PFEIFFER, 2010, p. 187-188 ritiene comunque possibile un intervento
dell’imperatore, dato che il monumento venne sicuramente restaurato in un momento impreci-
sato nel corso del terzo secolo.
31 BERNAND, 1960, p. 80-98, n. 28-31. Sulle caratteristiche di queste composizioni, cfr.
GARCÍA TEIJEIRO, 1984; BRENNAN, 1997-1998; ROSENMEYER, 2008.
32 BERNAND, 1960, p. 80-85, n. 28.
33 HA Sev. 17.4.
34 HA Sev. 17.4: iucundam sibi peregrinationem hanc … et propter rerum antiquarum co-
gnitionem et propter novitatem animalium vel locorum fuisse Severus ipse postea semper
ostendit. L’autobiografia di Severo viene citata diverse volte dall’Historia Augusta (HA Sev.