Page 276 - 3613-495-3 Mecella, Galimberti, Open A
P. 276
274aCECILIA RICCI
15
senza imperiale, già Halfmann aveva dato il giusto rilievo a due iscrizioni :
quella cartaginese di Valentinus ex numero cubiculariorum Aug(usti), che fa
una dedica alla moglie Claudia Ti.f. Euresis ob merita quod se secuta esset
16
in provincia Africa , mettendo in relazione, come già Mommsen aveva fat-
to, la presenza a Cartagine di Valentino e Claudia con il viaggio di Adriano
del 128; e quella ipponense di Abascantus Caesaris, ex familia castrensis ex
numero vestiariorum che, per le stesse ragioni (onomastica e formulario), si
17
deve piuttosto ricondurre ad età severiana .
Sia Halfmann che, più diffusamente, Guédon richiamano anche iscrizioni
lambesitane; e in particolare alcune dediche – già considerate ma escluse sia
da Pietro Romanelli che da Yann Le Bohec – a Iulia Augusta, mater Augusto-
rum et castrorum e a Settimio Severo, da parte della familia rationis castren-
18
sis, incaricata delle spese militari e delle residenze imperiali nelle province .
Rispetto all’orientamento oggi quasi unanime a favore della realtà del
19
viaggio dei Severi in Africa , una posizione resta dissonante, quella di Ta-
deusz Kotula. Gli argomenti di Kotula sono in buona parte ragionevoli: le le-
gende monetali che ricordano l’adventus o la profectio del sovrano, la Fortuna
20
Redux, e soprattutto l’indulgentia Augustorum nei confronti di Cartagine ; il
vago riferimento di Aurelio Vittore e dell’Historia Augusta a una spedizione
vittoriosa contro le tribù bellicose della Tripolitania; la relativa frequenza e la
genericità delle invocazioni al numen e alla salus dell’imperatore e della sua
famiglia delle iscrizioni onorarie di alcune città nella Proconsolare e in Numi-
15 HALFMANN, 1986, p. 108 s.
16 CIL VIII.12657 = ILS 1744.
17 CIL VIII.5234 = ILAlg I.33.
18 CIL VIII.2702 e 2703 = 18114, 18250 (Settimio Severo); AE 1914, n. 38 (Iulia Augu-
sta). Romanelli era dell’opinione che le dediche non implicassero necessariamente la presenza
dell’imperatore. Le sue osservazioni sono state riconsiderate e oggi si tende a credere che la
ratio castrensis costituisse il cuore dell’intendenza del palazzo imperiale e che una sua sezio-
ne seguisse l’imperatore nei viaggi (HALFMANN, 1986, p. 219 e 222; GUÉDON, 2006, p. 712).
19 In linea con la posizione assunta da Hasebroek nel 1921 – il quale, raccogliendo e
commentando le fonti letterarie, le legende monetali, le iscrizioni onorarie, rintraccia i segnali
della presenza di Settimio Severo in Africa, negli anni 203 e 204 – si pongono GUEY, 1950, in
particolare p. 55-67, e GUEY, 1952; LE GLAY, 1959 p. 235; CORBIER, 1974, p. 213-218;
BIRLEY, 1988 (in particolare p. 150-154, Return to Africa); HALFMANN, 1986 (supra, nt. 4),
tutti citati da Stéphanie Guédon; e, ancora, CHRISTOL, 1987, p. 504 (dà per scontato il viaggio
a Lepcis); DI VITA, DI VITA ÉVRARD, 1998, p. 108; CHAUSSON, 1995; DAGUET-GAGEY, 2000;
la stessa GUÉDON, 2006; CORDOVANA, 2006 e 2012 (in particolare p. 56 s.). Anche nel catalo-
go della mostra Roma Universalis del 2018 (D’ALESSIO, PANELLA, REA, 2018, p. 29), nel pro-
spetto cronologico, il viaggio dei Severi in Africa tra 202 e 203 è dato per certo (e ribadito
negli articoli dedicati a Lepcis).
20 Cfr. anche HALFMANN, 1986, p. 128 e 222.